Oggi abbiamo assistito durante la commemorazione dell’eccidio di piazza san Cassiano a due interventi disorientanti.
Il primo del sindaco della città di Biella medaglia d’oro al valor militare per meriti resistenziali che ha liquidato l’intervento in un minuto e ventidue secondi, con tre parole con le quali abilmente si sfila da ogni polemica: in sostanza il sindaco si chiede quanto i principi per i quali quei sei uomini sono morti, ci appartengano oggi. Olivero non cita mai le parole partigiani, nazisti, fascisti, liberazione e Costituzione: ecco, un discorso così banale o forse astuto perché potrebbe essere letto in qualunque modo, dai principi di chi ritiene “splendida la vita di Giorgio Almirante, in termini di amor proprio, valori e identità “ , oppure un incipit di un discorso che probabilmente è rimasto nella mente del sindaco.
Il secondo intervento che mi ha lasciato perplessa e stato quello dell’avvocato Chiorino, presidente dell’A.N.P.I. provinciale, che poteva essere l’occasione istituzionale per rimarcare al gotha neofascista locale e nazionale che la Repubblica nasce dalla lotta partigiana antifascista e si fonda su una Costituzione portatrice di valori universali quali “tutti gli uomini sono uguali a prescindere da provenienza, cultura e religione, che lo straniero a cui non sia garantito in patria l’effettivo esercizio delle libertà democratiche ha diritto d’asilo, o il diritto al dissenso che oggi è prepotentemente limitato coi decreti sicurezza, e potremmo continuare a lungo e invece…
Invece è stata effettuata la scelta di di raccontare i fatti col punto di vista dei nazifascisti e dunque dichiarando “naturale” la rappresaglia e i partigiani “ribelli e banditi” , ma soprattutto la scelta di accarezzare la metodologia del paradigma vittimario quando il presidente sottolinea che gli piace pensare che l’unico partigiano sopravvissuto sia scampato alla morte per una scelta del nazista che forse ha avuto un moto di umanità.
Inutile dire che a queste parole si è alzato un moto di dissenso legittimo sul quale invito tutti gli iscritti A.N.P.I. a fare una riflessione al fine di sostenere prese di posizione univoche e coerenti soprattutto in questi momenti bui.
Importante è stato l’appello a rispettare l’articolo 11 della Costituzione , ma se l’Italia arma le peggiori guerre in corso, nuovamente calpestiamo e dileggiamo quei morti.
Un ringraziamento va Elisabetta Fangazio che dal microfono, ha dato voce a noi che abbiamo intonato fischia il vento, cantando tutta la canzone dinnanzi allo sguardo stizzito di sottosegretari e fratellini d’Italia vari, tesserati o che in vario modo rifuggono il conflitto in nome di una pacificazione che mai potrà mettere sullo stesso piano nazifascisti e partigiani della libertà.
Sonia Modenese, 22 dicembre 2024