Migrazioni. Sempre di più in fuga da shock climatici

Riprendiamo da redattoresociale.it un commento al Dossier statistico immigrazione di Idos che rileva il fattore climatico come una causa sempre più presente nelle migrazioni.

Qui il Comunicato stampa

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La crisi climatica è già un’emergenza umanitaria: circa tre miliardi e mezzo di persone – oltre il 40% della popolazione mondiale – vive in contesti di estrema vulnerabilità agli shock climatici, e si stima che tra 250 milioni fino a 1 miliardo di persone saranno costrette a spostarsi sia all’interno dei loro Paesi sia oltre i confini nazionali. Alla luce di questo scenario l’edizione 2024 del Dossier statistico immigrazione di Idos lancia una doppia denuncia: da un lato, l’esclusione delle migrazioni climatiche nella valutazione delle domande di asilo in Italia; dall’altro, a pochi giorni dall’avvio del protocollo Italia-Albania e dall’adozione di un decreto legge che rende norma primaria la lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”, l’esclusione di richiedenti asilo che “non rientrano nei parametri discutibili stabiliti dal governo italiano e albanese” per i quali “è prevista una procedura accelerata già pre-orientata al diniego e che non consente di valutare adeguatamente la sussistenza di ragioni gravi per l’asilo”.

“Si investe sempre meno nell’integrazione e sempre di più in politiche repressive, per non dire vessatorie” dichiara Luca Di Sciullo, presidente del Centro studi e ricerche Idos, nel corso della presentazione a Roma del Dossier statistico 2024, realizzato in collaborazione con Confronti e Istituto di studi politici ‘S. Pio V’.

A evidenziare in un’intervista con l’agenzia Dire il peso delle migrazioni climatiche è Maria Marano, ricercatrice di A Sud, tra le associazioni che hanno collaborato al Dossier. “Dobbiamo aspettarci che i migranti climatici aumenteranno sempre di più”, avverte l’esperta, “ed è grave l’assenza di un’adeguata valutazione dei fattori climatici ambientali nelle procedure di valutazione”, come rivela anche “la nuova lista dei Paesi che il governo italiano considera sicuri”. Tra questi anche il Bangladesh, uno dei due Paesi da cui provenivano parte dei 16 richiedenti asilo portati da una nave militare italiana a metà ottobre nei centri costruiti in Albania. Un’operazione costata oltre 250mila euro, che ha suscitato polemiche. Il Dossier ricorda che solo nel 2023 1 milione e 800mila bengalesi sono stati costretti a migrare internamente a causa di eventi meteorologici estremi, posizionandosi tra i 5 Paesi con più sfollamenti interni a causa del clima. Citando dati del Global Report on Internal Displacement (Grid 2024), lo studio evidenzia, inoltre, che l’intreccio tra crisi ambientali e conflitti è sempre più stretto: nel 2023 i disastri naturali hanno causato circa 26,4 milioni di spostamenti forzati entro i confini nazionali. Inoltre, tra i 45 Paesi che hanno conosciuto sfollamenti dovuti a conflitti, tutti, tranne tre, hanno registrato migrazioni causate anche da disastri naturali.

“Non considerare i fattori climatici- conclude Marano- significa ignorare i diritti delle persone di poter accedere all’acqua, al cibo, alla terra, a una vita dignitosa e sicura”. Più in generale il Dossier ricorda che i migranti nel mondo oggi sono 300 milioni, pari al 3,6% della popolazione globale. Ben 733 milioni di persone soffrono di fame o insicurezza alimentare mentre si registra un numero di conflitti record dal 1946. Solo nel 2023, ciò ha causato 8,9 milioni di migranti forzati in più, portando la cifra totale a 117,3 milioni. Due milioni di migranti si spostano da sud a nord, dove il reddito pro capite è circa 4 volte superiore. Eppure, evidenziano i relatori, l’Italia e l’Europa hanno politiche sempre più restrittive. Ma per la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, “i metodi politici per tenere lontani i migranti non solo si stanno confermando disumani, ma anche inefficaci e inutilmente costosi”. Ancora Trotta: “Facciamo attenzione quando parliamo di flussi che si riducono: non accade perché le persone desistono, ma perché probabilmente hanno dovuto optare per rotte migratorie più pericolose oppure sono finiti nei centri di detenzione in Libia, o sono morti in vari modi”. La moderatora conclude con un cenno all’Italia: “Ostacolare l’accoglienza o la cittadinanza a bambini e giovani fa solo male a un Paese che attraversa una ‘Siberia demografica’ e si rende sempre meno attraente persino per i ‘propri’ giovani, che infatti lasciano l’Italia”. (DIRE)

redattoresociale.it, 30 ottobre 2024

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