L’economia di guerra nel Draghi-pensiero

Il “grillo parlante” dopo la presentazione del piano alla “volpe” inizia il suo pellegrinaggio iniziando dai potentati privati, banche e comunicazione.

Ad una veloce lettura del piano pare proprio che… “Marx trovi di nuovo conferma: la centralizzazione dei capitali in sempre meno mani è la forza che muove il mondo. I capitalisti di tutte le nazioni in certi casi assecondano il processo e in altri lo ostacolano, spingendo a seconda delle circostanze sul libero scambio, sul protezionismo e talvolta su guerre sanguinose, se serve. Dipende solo dal posto che ogni volta si trovano a occupare: dal lato degli invitati o del pasto in tavola” (Emanuele Brancaccio).

Il progetto di Draghi torna al welfare ma schiacciato dalla crisi economica e dalla diminuzione dei consumi e trova così solo una via d’uscita: la fabbricazione, la vendita e l’uso delle armi: la guerra.
Così auspica l’aumento della spesa dell’UE e dei singoli Stati nel settore della difesa e dell’industria degli armamenti, d’altronde, spiega Draghi,
“l’Ue attualmente spende per le armi non più di un terzo di quanto investono gli Stati Uniti”.
Propone la centralizzazione a livello europeo dell’industria militare e dei finanziamenti alla stessa. L’Ue deve chiudere un occhio sulle fusioni fra aziende (banche comprese) invece di mettere dei paletti in nome della concorrenza; del resto dice: “la base industriale della difesa si sta rinnovando e l’Ue non sta tenendo il passo con i suoi concorrenti globali”.
Inoltre si devono aprire le porte dei finanziamenti europei alle industrie delle armi, ovvero modificare lo statuto della Banca Europea per gli Investimenti (Bei) che, allo stato attuale, esclude i progetti militari e di difesa dall’elenco delle attività che possono essere finanziate; del resto conferma che “la Banca europea degli Investimenti, con un totale di bilancio di 544,6 miliardi di euro, è la più grande istituzione finanziaria multilaterale del mondo per asset e il più grande prestatore multilaterale, con prestiti erogati e promessi per 562 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 171 miliardi di dollari della Banca Mondiale”.

Questo è il Draghi-pensiero. Il “grillo parlante” non piace solo alla “volpe” von der Leyen, insieme alla quale troverà un consenso trasversale dentro l’Unione Europea, ma anche ai grandi gruppi del complesso militare-industriale europeo. Con lui l’Europa è sempre più lontana e nemica. E per la sinistra istituzionale..?



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