“Oggi Cernobbio, ieri Jackson Hole, domani Davos.”. Così Emiliano Brancaccio inizia il suo articolo apparso su il manifesto. L’analisi che segue (ne riportiamo la parte finale) chiarisce che è in corso uno scontro tra poteri che stanno altrove e sono altri.
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[…] esiste una linea di faglia più profonda, che disegna uno scontro ancor più decisivo tra poteri internazionali. In questo conflitto capitale troviamo per un verso i sostenitori di una “normalizzazione” delle politiche economiche, al fine di rilanciare i tassi d’interesse e le rendite finanziarie dei creditori. Sono i nostalgici del periodo glorioso che precede la grande recessione internazionale del 2008. Era l’epoca in cui i tassi d’interesse medi al netto dell’inflazione ancora veleggiavano al di sopra del tre percento. Grazie a quelle cifre, in gran parte del globo, i capitalisti finanziari mangiavano quote enormi di prodotto interno lordo. Se tornare a quella fase vorrà dire scatenare nuove crisi del debito e nuova disoccupazione, poco importa. L’essenziale è che i creditori tornino a respirare e a godersela. Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, è la maschera perfetta di questi normalizzatori.
Dall’altro versante della grande contesa ci sono gli apologeti di un nuovo keynesismo protezionista e militare, seguaci della guerra e dell’inflazione come fattori di rinnovamento del profitto capitalista. Sono gli esponenti della nuova coscienza infelice del capitale, ormai rassegnati all’idea che nel declinante ovest del mondo sia difficile tirar su i guadagni dal lato delle rendite finanziarie e che si debba pertanto agire da un altro lato. La tesi di questi è che il tempo in cui si poteva guadagnare concedendo prestiti e girandosi i pollici è finito. Siamo ormai in piena fase imperialista, in cui la competizione tra capitali scivola inesorabilmente nello scontro militare. Bisogna quindi chiudere le frontiere dei commerci e spostare risorse pubbliche verso l’investimento nelle tecnologie belliche. E se l’effetto finale è inflazionistico e i tassi d’interesse netti tornano a scendere, ben venga. I capitalisti che fanno i prezzi avranno solo da guadagnarci. Basterà stringere ancor più il guinzaglio attorno alle rivendicazioni salariali. Il capitano ideale di questa truppa di potenti visionari è Mario Draghi.
Tra questi grandi ospiti dei vari vertici informali esiste una precisa gerarchia strutturale. Per intenderci, la contesa tra Nagheliani e Draghiani, se così si può dire, è quella che sta tirando realmente i fili della politica internazionale. Comparativamente parlando, Orban, Zelenskyj e gli altri ospiti di Cernobbio sono soltanto marionette in scena.
il manifesto, 7 settembre 2024