Bisogna selezionare i migliori, grida da oltre trent’anni il liberismo, occorre premiare i meritevoli e quindi favorire la competizione. La vita è diventata ovunque una incessante gara. In questo contesto, la scuola è vissuta come una palestra nella quale correre sempre più velocemente, ossessionati dall’ingiunzione a imparare a competere per superare gli altri e noi stessi, una fabbrica di ansia da prestazione e paura di perdere e di deludere.
Quale alternativa alla scuola della meritocrazia?
Questo articolo di Emilia De Rienzo – insegnante per oltre trent’anni a Torino – fa parte di una ricerca che prova a scavare intorno a diverse parole/concetto con le quali favorire il passaggio da una scuola del “non si può” a una “scuola del dialogo”.