Come gruppo di solidali, avvocate e attivisti per il diritto alla casa, ci interroghiamo su quale sia il futuro degli abitanti di corso Vigevano 41, un caseggiato di proprietà di Giorgio Molino, già noto alle istituzioni almeno dal 2012 per essere privo di ogni requisito di abitabilità e che nonostante questo, negli anni, ha continuato ad essere fonte di profitto sulle spalle di stranieri poveri di diverse provenienze.
Da febbraio, nel silenzio generale, gli abitanti di corso Vigevano sono stati soggetti a continui sfratti eseguiti con l’ausilio della polizia e in assenza di alcuna garanzia del rispetto dei loro diritti. Le porte degli appartamenti sono state murate in un clima di arbitrarietà, paura e
minacce, sia da parte della polizia che dei rappresentanti della proprietà. Il 6 maggio il Comune di Torino ha emesso un’ordinanza di sgombero per inagibilità di corso Vigevano, come risposta a un incendio divampato a fine febbraio a causa delle condizioni di
incuria e abbandono dello stabile. Nel testo dell’ordinanza viene sottolineato come la proprietà abbia già “allontanato” una parte degli inquilini nei mesi che ne hanno preceduto l’entrata in vigore ufficiale. Pertanto, non solo il Comune era a conoscenza della mancanza di sicurezza dello stabile, ma ha anche lasciato che i funzionari del più noto palazzinaro eseguissero lo sgombero con modalità violente e opache.
Chiunque si occupi di diritto alla casa in città, compresa l’amministrazione comunale, conosce il sistema di sfruttamento e illegalità su cui si erge l’impero immobiliare di Giorgio Molino e ne denuncia, almeno pubblicamente, le storture. Lo stesso sindaco Lo Russo ha parlato del “business riprovevole” del cosiddetto “ras delle soffitte”, salvo poi firmare un’ordinanza di sgombero per le famiglie che ne sarebbero vittime. Troviamo gli stessi toni di indignazione anche in diverse affermazioni dell’assessore alle politiche sociali Jacopo Rosatelli, che pure non ha provveduto in alcun modo a trovare soluzioni abitative alternative per gli abitanti che verranno o sono già stati sgomberati.
Viene allora naturale domandarsi se, andando oltre un umanitarismo di facciata, il sistema sorretto da Molino non sia in fondo funzionale a una classe dirigente che, se da una parte promuove il definanziamento e lo smantellamento del welfare abitativo pubblico, dall’altra criminalizza poveri e marginali esclusi da tali politiche.
Ad oggi in corso Vigevano vivono tra le trenta e le cinquanta persone. Dal momento che lo stabile è adibito ad uso commerciale e non ad uso abitativo, nessuno di loro può avere la residenza al suo interno con le difficoltà che ne conseguono per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi sociali. Gli abitanti vivono in condizioni sempre più precarie, senza luce elettrica e sotto la minaccia di uno sgombero imminente.
Come solidali chiediamo:
1) Che il comune si impegni a trovare delle soluzioni abitative alternative per gli abitanti;
2) Che venga sospesa l’ordinanza di sgombero fino quando tali soluzioni non siano disponibili;
3) Che le istituzioni diano delle spiegazioni e si assumano le proprie responsabilità rispetto alle modalità di esecuzione degli sfratti degli ultimi mesi.
Attiviste e attivisti per la casa solidali con gli abitanti