Sul marciapiede della Questura di Roma

Una storia ordinaria contro il diritto internazionale e contro le persone migranti, a Roma (ce la racconta “Baobab”), ma replicabile davanti a molte Questure d’Italia. Gli ostacoli alla richiesta d’asilo che l’Europa ha ora sancito come pratica comune sono già stati ampiamente sperimentati con l’ostruzionismo delle Questure e l’atteggiamento omertoso, scostante e assente delle Prefetture. Qualsiasi attento osservatore ve ne darebbe atto: più disagio si crea ai migranti più disagio si crea agli Enti locali e ai cittadini. Tutto ciò permette il mantenimento di pratiche emergenziali.

********************************************

Per riuscire a presentare richiesta d’asilo a Roma c’è una sola speranza: dormire al freddo, sull’asfalto, fuori dalla Questura di Via Patini e sperare di essere, il mattino dopo, tra i (soli) dieci “fortunati” ammessi. Donne con bambini che giacciono sopra pezzi di cartone, ragazzi che si proteggono sotto tende di fortuna: corpi disposti in fila ordinata, nella periferia est di Roma dove è stato appositamente collocato l’Ufficio immigrazione della Capitale. Lontano da tutto e tutti.

Alle 8 di ogni mattino il funzionario della Questura distribuisce, senza un chiaro criterio, i pochi bigliettini di carta che aprono ad alcuni “eletti” le porte della Questura, decidendo arbitrariamente chi può e chi non può chiedere protezione.

Chi ha il biglietto entra negli uffici per uscire con una fotocopia del passaporto timbrata e con la scritta a mano dell’appuntamento per la formalizzazione della richiesta d’asilo: appuntamento concesso almeno a dieci mesi di distanza. Tutti gli altri non hanno altra scelta se non quella di tornare a prendere posto la notte successiva e ritentare e ritentare, chissà per quanto ancora. Forse tre giorni, forse dieci, forse un mese.

È una inciviltà che si ripete ciclicamente e che Baobab Experience denuncia dal 2015. Ma in questi giorni Baobab Experience, Associazione Studi Giuridici Immigrazione, Arci nazionale, A Buon Diritto, Progetto Diritti Onlus, Nonna Roma, Libellula e Spazi Circolari hanno presentato un ricorso al tribunale civile di Roma perché venga dichiarato il carattere discriminatorio della condotta della Questura, che al di sopra e al di fuori di qualsiasi legge italiana ed europea decide chi può accedere al diritto di asilo e chi no, con ripercussioni enormi.

Senza il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo le persone non possono accedere all’accoglienza, non possono iscriversi al servizio sanitario nazionale, non possono lavorare legalmente, non possono stipulare un contratto di affitto.

L’Ufficio immigrazione di Roma è lo specchio di questo Paese.

Baobab Experience, 30 marzo 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *