I popoli del Sudan hanno cercato di liberarsi di una dittatura militare per decenni, ma ora si trovano nel mezzo di una lotta di potere mortale tra ex alleati militari diventati acerrimi nemici. I combattimenti tra i due eserciti sono scoppiati quasi un anno fa nella capitale Khartoum, in un’escalation di lotta per il potere che ha portato allo sfollamento di oltre 8 milioni di persone. La pulizia etnica e nuove atrocità provocano l’esodo di migliaia di persone dal Darfur. Nell’indifferenza generale, in Sudan (come nella Repubblica Democratica del Congo e in Etiopia) si consumano crisi umanitarie di portata mai vista, con 10,7 milioni di sfollati e rifugiati – per lo più donne e bambini – ridotti alla fame. Gli appelli delle organizzazioni internazionali da mesi cadono nel vuoto. Dopo quasi un anno di conflitto devastante, ci sono pochi segnali di cessate il fuoco. È necessaria una maggiore pressione internazionale concertata ad alto livello per cambiare i calcoli dei generali e sostenere una transizione democratica. L’8 marzo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato una risoluzione redatta dal Regno Unito che chiedeva la cessazione immediata delle ostilità in Sudan durante il mese del Ramadan, una risoluzione sostenibile del conflitto attraverso il dialogo, il rispetto del diritto umanitario internazionale e il libero accesso umanitario. Per ora, però, non è successo nulla.
Alessandro Scassellati, transform!italia, 27 marzo 2024