Il sistema capitalista è profondamente dipendente dai combustibili fossili, in agricoltura quella dipendenza è decisiva. I poteri economici e le istituzioni internazionali lo sanno, non possono e non vogliono sbarazzarsi del fossile. Per questo promuovono una “transizione energetica” con cui consolidare potere e consenso in un periodo di caos climatico.
In questo senso, il “capitalismo globale del controllo”, per Raúl Zibechi, opera con le stesse modalità con cui affronta le contestazioni dei movimenti delle donne al patriarcato o le critiche al colonialismo e i movimenti di decolonizzazione: cercando di legittimarsi con presunte politiche contro il maschilismo e il razzismo.