Da alcuni decenni le Nazioni hanno istituito “giornate” per ricordare o commemorare avvenimenti della storia recente o per porre l’attenzione su temi culturali e sociali di portata mondiale.
Crediamo che gli Stati nazionali rispondono così alla propria crisi, che è crisi della politica.
In questo modo i governi nazionali rileggono ideologicamente la storia recente, alla ricerca di identità perdute o inventate e di vecchie suggestioni nazionaliste, mentre si fingono interpreti dei grandi temi culturali e sociali attraverso gli strumenti della propaganda, senza alcuna conseguente efficace azione politica per affrontarli.
La politica delle Nazioni diventa così solo la manifestazione di se stesse, pratiche autoreferenziali che si allineano e alimentano il pensiero unico prodotto dalle “leggi” del mercato.
Multinazionali e finanza, unici “luoghi” del potere nell’epoca del capitalismo globalizzato, determinano e guidano le politiche nazionali fuori dai palazzi dei governi nazionali.
Il sistema capitalista non ha più bisogno della Democrazia perché raccoglie il consenso attraverso il tecnologico mercato globale dei consumi, questa è la sua democrazia!
E’ così che la crisi degli Stati nazionali diventa crisi della democrazia e favorisce lo sviluppo di democrazie autoritarie, in ascesa in tutto il mondo.
In nome della Democrazia si rafforzano e raffinano le forme di controllo e repressione del dissenso, per la difesa dei confini nazionali si erigono muri e si edificano campi di concentramento, e in nome di entrambe si fanno guerre e si compiono massacri.
Le tante “Giornate del o della…” sono i simulacri degli Stati nazionali, istituzioni violente in via d’estinzione
Perché prestare loro attenzione? Perché aderire, in qualche modo, alle polemiche ideologiche e alla retorica di regime?
Meglio sarebbe svolgere una quotidiana, ostinata, rigorosa critica dell’economia politica, critica della scienza e della tecnologia, critica della forma Stato ed insieme alla critica sbeffeggiare l’ordine costituito, prenderci gioco delle retoriche nazionaliste, della cultura perbenista, della pochezza dei costumi della società contemporanea.