Cento anni fa moriva Vladimir Ilic Uljanov “Lenin”. Non intendiamo commemorarlo, nemmeno celebrarlo: sono pratiche che ci infastidiscono.
Vorremmo discuterne: confrontarci sulle sue scelte, sul suo operato, sulle sue straordinarie intuizioni e sui fallimenti, ma non c’è spazio, non è il tempo… Quindi lo ricordiamo con pochi versi tratti dal lungo poema “Vladimir Ilic Lenin” scritto alla sua morte da Vladimir Majakovskij.
Tempo, incomincio qui la storia di Lenin.
Non perché la tristezza sia spenta,
ma perché quell’angoscia
s’è fatta chiaro cosciente dolore.
O tempo, scatena ancora le parole d’ordine leniniste.
Dobbiamo forse affondare
In uno stagno di lacrime?
Lenin, anche oggi,
è più vivo di tutti i viventi,
è la nostra scienza, arma e vigore.
Pur vivendo sulla terra,
gli uomini sono barche,
non puoi vivere la tua vita
senza che croste d’inquinate conchiglie
s’attacchino ai tuoi fianchi.
Ma più tardi
uscito, fuori dalla tempesta,
ti siedi al sole
e raschi l’algosa barba verdastra,
la glutinosa pasta delle meduse…
[…]
Ho paura che una corona sulla sua testa
possa nascondere la sua fronte
così umana e geniale,
così vera. Sì, io temo
che processioni e mausolei,
con la regola fissa dell’ammirazione,
offuschino d’aciduli incensi
la semplicità di Lenin; io temo,
come si teme per la pupilla degli occhi,
ch’egli venga falsato
dalle soavi bellezze dell’ideale.
[…]
Non sono novità questi onori ufficiali,
eppure, oggi,
il cuore è colpito da un’offesa vera.
Noi seppelliamo quest’oggi
l’uomo più terrestre
che sulla terra abbia camminato,
un uomo terrestre, non come quelli
che vedono soltanto il loro passo,
ma un uomo terrestre
che ha visto il segreto del mondo
e ciò che il tempo nasconde.
Egli è simile a noi,
in tutto uguale,
solo, all’angolo degli occhi,
più che noi
forse, gli corrugano la pelle i suoi pensieri
e le labbra ha più ironiche e più dure.
Le nostre debolezze erano le sue debolezze
come noi superava le stesse malattie
[…]
E accanto alla bara,
noi, rappresentanti degli uomini,
per moltiplicare con la tempesta delle insurrezioni,
con le opere e la poesia, ciò che oggi abbiamo veduto.
da Vladimir Ilic Lenin di Vladimir Majakoskij