Antifascismo oggi

Raniero La Valle, noto intellettuale cattolico, che è stato nostro ospite a Biella, nell’ottobre del 2019, per “ricordare” Claudio Napoleoni, scrive queste osservazioni critiche su Comune-Info.

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È stato fuorviante il dibattito protrattosi per giorni e giorni sul fascismo della signora Meloni. Esso non consiste nel beneplacito al saluto romano, ma nella cultura fascista che la determina nella sua azione di governo. Se ne possono fare solo alcuni esempi.

Il primo è quello di riferirsi sempre all’Italia come alla “Nazione”, per marcare un’identità, non per vezzo di linguaggio. Ma l’Italia, secondo la Costituzione, è una Repubblica, non è una Nazione, ed è la Repubblica, cioè il diritto, non sono le viscere, a fare il cittadino. Altrimenti si fa lo Stato etnico, e se arrivano altri si grida alla sostituzione etnica, si sogna il blocco navale, si chiudono i porti oppure, arrivati, li si imprigiona, li si segrega e li si deporta, fuori dalla vista, fuori dai confini, in Albania o in Tunisia, magari a pagamento. È quanto accade con lo Stato di Israele, che la discriminazione etnica l’ha messa addirittura in una legge di rango costituzionale che definisce Israele come lo “Stato nazione del popolo ebraico”, e solo a questo, “esclusivamente” riserva “il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale”, che vuol dire negare agli altri la partecipazione alla sovranità, i diritti politici e perfino, come pretende il generale Effi Eitam, leader del partito religioso, il porto d’armi; e questo è il fascismo che porta al genocidio, come oggi a Gaza e che i palestinesi li vuole mandare nel deserto, in Egitto, in Congo, o tenerli in prigioni a cielo aperto (lo “Stato” palestinese della soluzione a due Stati, raccomandata, ma solo ora, da Biden).

Altra prova di fascismo è l’orgogliosa reiterata rivendicazione di un potere non “ricattabile”. Ma “ricattare” vuol dire minacciare un male per ottenere un bene: la democrazia è che un potere può essere tolto se non obbedisce al bene comune, e la minaccia di togliere potere al potere la fanno i Parlamenti nelle Repubbliche parlamentari e gli elettorati quando sono chiamati a votare. Il fascismo è che il Parlamento non può togliere la fiducia ai governi, gli elettorati non possono votare per uno o più lustri, e il potere è inamovibile; l’elezione diretta di un presidente del consiglio (la madre, per la Meloni, di tutte le riforme) lo rende non “ricattabile”: non può infirmarne il potere né un Parlamento, né un Presidente della Repubblica né, fin quando il potere non lo chiami alle urne, l’elettorato: e questo è fascismo. È stato quando il Gran Consiglio del fascismo ha “ricattato” Mussolini a piazza Venezia, che il Duce è stato ficcato dal re in un’ambulanza.

Altra prova di fascismo è la passione della guerra e l’entusiasmo per le armi. E quando la guerra non la si può fare in proprio, la si fa fare agli altri, senza far loro mancare le armi, perché quelle non finiscano mai, lasciando invece che finiscano i soldati, che è il regalo che stiamo facendo all’Ucraina, al suo autogenocidio (e il Partito Democratico si astiene).

Ci sarebbero tante altre cose proprie del fascismo: la subalternità ai potenti Alleati, il corporativismo, il classismo fiscale, l’invenzione del nemico, la propaganda. Non il folklore dei vecchi riti. Di questo dovremmo accorgerci.

Raniero La Valle, Comune-Info

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