Il 5% delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46% della ricchezza netta totale. È quanto certifica Bankitalia, secondo cui i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016. A partire da gennaio 2024 la Banca d’Italia diffonde infatti i Conti distributivi che offrono informazioni sulla distribuzione della ricchezza delle famiglie. Dati che aggiornati su base trimestrale, circa cinque mesi dopo la chiusura del trimestre di riferimento – permettono di mettere innanzitutto in luce l’eterogeneità della composizione della ricchezza delle famiglie alla fine del 2022 per tre gruppi: la classe al di sotto della mediana, ossia il 50 % più povero; la classe “centrale” o “intermedia”, che corrisponde alle famiglie la cui ricchezza netta è compresa tra il 50° e il 90° percentile e il 10 % più ricco.
Le famiglie meno abbienti in Italia detengono principalmente abitazioni e depositi, mentre quelle più ricche, avendo ovviamente la possibilità di diversificare maggiormente, detengono anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione, oltre ad altri strumenti finanziari complessi. Il 50% della ricchezza degli italiani è rappresentata dalle abitazioni, con percentuali che però variano fortemente in base alla ricchezza. Scrivono i ricercatori Andrea Neri, Matteo Spuri e Francesco Vercelli: “Le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, si attestano poco sotto il 70% per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca.” In un periodo caratterizzato da una generale flessione dei prezzi degli immobili, il peso delle abitazioni è sceso dal 55,8 al 50,2% a livello aggregato; tuttavia, per le famiglie più povere è cresciuto di quattro punti percentuali.
La ricerca evidenzia l’evoluzione dell’ammontare e delle quote di ricchezza e debito detenuti dalle tre classi di famiglie per alcuni principali strumenti. “Nel 2010 – scrivono i ricercatori – circa la metà del patrimonio abitativo era detenuta dalla classe centrale; nel 2022 tale percentuale era scesa al 45%, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco; la quota di abitazioni posseduta dalle famiglie sotto la mediana è rimasta stabile nel tempo attorno al 14%. I depositi sono aumentati di circa il 40 % tra il 2010 e il 2022, soprattutto per le famiglie appartenenti al decimo più ricco, la cui quota è salita di sei punti percentuali, raggiungendo la metà del totale; si è invece ridotta in maniera sensibile la quota di depositi detenuta dalle famiglie sotto la mediana. Le attività non finanziarie non residenziali, che riguardano investimenti in società di persone di piccole dimensioni, alla fine del 2022 erano possedute per circa due terzi dal decimo più ricco, mentre le famiglie della classe intermedia ne detenevano il 28 %. Dal 2010 si sono osservate una riduzione della quota posseduta dalle famiglie più ricche di circa 7 punti percentuali e un rilevante aumento per la classe centrale. In tutto il periodo analizzato, le azioni e altre partecipazioni detenute della classe più ricca rappresentano oltre il 95 % del totale, con un massimo di quasi il 98 % attorno al 2016. Sul fronte delle passività, invece, le famiglie sotto la mediana pesavano nel 2022 per quasi un terzo del totale, all’incirca quanto quelle della classe centrale. Tra il 2010 e il 2016 il valore mediano della ricchezza netta è sceso da quasi 200.000 euro a poco più di 150.000; il calo del valore medio è stato molto più contenuto. Nello stesso periodo l’indice di Gini, una misura sintetica del grado di disuguaglianza della distribuzione, è aumentato da 0,67 a 0,71, e la quota di ricchezza netta posseduta dal 5% più ricco delle famiglie è passata dal 40 al 48 % . Vi ha corrisposto un calo delle quote detenute da tutte le altre classi della distribuzione.”
Vi è stata poi una leggera flessione e così alla fine del 2022 il 5% più ricco delle famiglie italiane deteneva il 46% della ricchezza netta complessiva, mentre il 50% più povero ne possedeva meno dell’8%.
Qui per tutti i dati e la documentazione: https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/contipatrimoniali/conti-distributivi/index.html.
Giovanni Caprio, Comune-Info, da Pressenza