La guerra russo-ucraina e le stragi di civili a Gaza. Una sequela di crimini contro l’umanità a cui crediamo di assistere come spettatori innocenti. E, invece, l’Italia, il suo territorio e le sue forze armate sono direttamente coinvolti, co-belligeranti, in violazione della Costituzione e senza che il Parlamento e i cittadini ne siano informati.
Dal briefing di ReCommon “Soldi a Grappolo”, lanciato in concomitanza con l’Aerospace & Defense Meeting, in programma fino al 30 novembre proprio a Torino, ormai diventata vetrina per il mercato dell’industria bellica nostrana, abbiamo le informazioni che ci permettono di capire le scelte strategiche del sistema.
Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, dal 2016 a oggi ha destinato al settore degli armamenti 2.135 miliardi di dollari, suddivisi in 1.75 miliardi di finanziamenti e 385 milioni in investimenti. Un business in crescita, tanto che nel 2022, in concomitanza con l’inizio della guerra in Ucraina, l’istituto torinese ha registrato un incremento del 52% negli investimenti rispetto all’anno precedente.
Il partner principale della banca è Leonardo S.p.a., società leader del settore militare e dell’aerospazio, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Leonardo, guidata dall’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ha chiuso il bilancio del 2022 con un utile netto di 932 milioni di euro. Ha un ruolo di primo piano anche al di fuori dei confini nazionali, dal momento che è la prima società per ricavi derivanti dalla vendita di armi in Europa e la dodicesima a livello mondiale. Ma tra gli altri beneficiari degli investimenti ci sono i big dell’industria bellica a livello mondiale come la francese Thales, la statunitense Raytheon e la tedesca Rheinmetall, tutti in prima linea nella fornitura di armi per il conflitto in Yemen. Per non tacere che Leonardo ha annunciato di aver firmato un accordo di fusione con Rada Electronic Industries, azienda israeliana leader nello sviluppo di Iron Dome, lo scudo antimissilistico di Israele. Le scelte economiche paiono chiare e sottendono le scelte politiche di tutti i governi degli ultimi venti anni.
Qui un articolo di Antonio Mazzeo, apparso su Volere la luna, che ci aiuta a capire il nostro coinvolgimento bellico nel mondo.