Un intervista di Federico Gurgone, apparsa su il manifesto, un incontro con il paleoantropologo francese Jean-Jacques Hublin.
Jean-Jacques Hublin è un paleoantropologo francese. Dal Dipartimento di Evoluzione umana dell’Istituto Max Planck, che ha fondato a Lipsia nel 2004, scava intorno al bordo fluttuante che ci separa dal resto dei primati, inquadrandolo in una prospettiva che abbraccia sociologia, psicologia, tecnologie. E mai dimenticando che l’umanità prese già nel Paleolitico a esternalizzare parte delle sue funzioni biologiche alla cultura, prefigurando così il postumanesimo dalla preistoria.
Hublin visse in Algeria fino a otto anni. Sradicato dalla guerra, finì per trascorrere l’adolescenza in una banlieue parigina. Quindi, dopo che suo cugino lo ebbe portato al Museo di Storia naturale, elesse a suo rifugio quell’ossessione sugli albori di Neanderthal e Sapiens che lo ha accompagnato il 17 novembre a Berna, dove ha ricevuto il Premio Balzan «per l’importanza delle sue scoperte sul campo, in particolare quella del più antico Homo sapiens in Africa».