I dati e le informazioni sui centri di detenzione per stranieri (ufficialmente Centri di permanenza per il rimpatrio o Cpr) sono da sempre frammentari e insufficienti. A questa carenza pone finalmente rimedio il report di ActionAid Italia e Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari Aldo Moro “Trattenuti” (Rapporto Trattenuti), realizzato per gettare luce sull’efficacia e i costi di uno degli strumenti più controversi e meno trasparenti delle politiche migratorie italiane.
Nati nel 1998 con la denominazione di Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta), tali strutture sono ufficialmente deputate a trattenere gli stranieri destinatari di un provvedimento di allontanamento in attesa della sua esecuzione. Tutte le compagini politiche susseguitesi al governo del paese dal 2017 in poi hanno visto nella detenzione amministrativa degli stranieri un tassello fondamentale di una efficace politica di rimpatrio.
L’analisi contenuta nel Report mostra come i Cpr non siano “la via del rimpatrio” e si assiste a un progressivo aumento dei tempi di permanenza in detenzione: dall’Italia si rimpatria sempre di meno e con modalità sempre più coercitive.
Pur in presenza di una significativa riduzione dei servizi offerti si assiste a un maggiore ricorso alla detenzione amministrativa e, soprattutto, a tempi di permanenza più lunghi. Ciò aumenta la tensione e la conflittualità nei Cpr e incrementa i costi.
In particolare, negli ultimi anni i Cpr sembrano essere diventati un ingranaggio della macchina dei rimpatri accelerati dei tunisini eseguiti direttamente dalle zone di frontiera. La percentuale di cittadini di altre nazionalità effettivamente rimpatriati è invece progressivamente diminuita, fino al punto di diventare trascurabile.
Le recenti evoluzioni normative lasciano presagire che avremo sempre più richiedenti asilo trattenuti in detenzione nei centri situati nei pressi dei luoghi di sbarco, soprattutto tra le nazionalità provenienti da paesi considerati “sicuri”. Oppure l’istituzione di “campi di concentramento” come quelli proposti in Albania. (da Volere la luna)