Secondo il rapporto ISTAT sulla povertà una famiglia su tre con almeno un cittadino straniero risulta povera. Se le più colpite sono le famiglie straniere, spesso con figli, è iniquo continuare ad escluderle con norme discriminatorie. Il legislatore non deve discriminare chi è più povero
Le famiglie con almeno un componente di cittadinanza straniera sono cinque volte più povere delle famiglie italiane. E se ci sono figli, la povertà aumenta, secondo l’ultimo rapporto sulla povertà relativo all’anno 2022 presentato il 25 ottobre 2023 dall’ISTAT. Eppure in Italia le misure contro la povertà ancora discriminano chi è povero ma non italiano.
La povertà aumenta con l’aumentare del numero di minori presenti nel nucleo, ricorda l’ISTAT, e le famiglie straniere sono più colpite. Eppure le misure per aiutare chi ha figli escludono molti stranieri. Ne è un esempio l’assegno unico “universale” che, sin dalla sua erogazione, non ha raggiunto subito tutte le famiglie straniere escludendo inizialmente numerose categorie, spesso in condizioni di difficoltà, e mantenendo poi l’esclusione per chi aveva un permesso per attesa occupazione, che è dovuto ricorrere al tribunale per accedere alla prestazione sociale; ancora oggi il requisito della residenza biennale (censurato dalla Commissione Europea) esclude numerose famiglie, specialmente straniere. Ultimamente, inoltre, le famiglie straniere ne rimangono prive in fase di rinnovo del permesso, prassi illegittima condannata dai Tribunali, come accaduto a Lecce.
Inoltre, la povertà interessa maggiormente le famiglie che vivono in affitto rispetto a quelle che hanno case di proprietà. E diversamente dagli italiani, gli stranieri abitano più in affitto. L’ISTAT ricorda che il 75% delle famiglie povere con stranieri vive in affitto e soltanto il 16% ha una casa di proprietà, mentre il 32% delle famiglie povere italiane è in affitto e il 53% vive in case di proprietà. Le misure di accesso alle case popolari o al pagamento dell’affitto spesso hanno escluso molti cittadini stranieri chiedendo loro requisiti discriminatori quali la durata della residenza, più volte ritenuta incostituzionale (si veda l’ultima illegittimità rilevata nella legge regionale delle Marche) o i “documenti aggiuntivi” del paese di origine (più volte censurati dai giudici di merito (come accaduto nella regione Friuli Venezia Giulia). Oggi la situazione non potrà certo migliorare con il mancato finanziamento del fondo per il contributo alla locazione che, come si è visto, supportava in gran parte i cittadini extra UE.
Sebbene alcune prestazioni minori e provvisorie siano state previste senza limiti di titolo di soggiorno o di pregressa residenza, per gli stranieri rimane limitato l’accesso a nuove prestazioni come l’assegno di inclusione e del supporto alla formazione e al lavoro, che, paradossalmente, esclude diverse categorie di cittadini stranieri. Questo divario di condizioni tra persone che fanno parte della medesima comunità territoriale è ingiusto e illogico. Ancora una volta chiediamo al legislatore nazionale e regionale di agire con coraggio e determinazione con provvedimenti di contrasto alla povertà che non siano discriminatori e non escludano, direttamente o indirettamente, le persone straniere.
ASGI, 30 ottobre 2023