Il governo Meloni affronta la povertà crescente e l’inflazione che non ci abbandona nel solito modo: privatizzazioni, interventi sul fisco ed elemosina distribuita per garantire gli interessi corporativi. Come sempre nessun intervento strutturale nei servizi pubblici: sanità, scuola, trasporti, casa.
Ma lo fa raccontando la storia dell’Italia che cambierà (questa è la sua missione) nonostante gli impedimenti e le resistenze.
Così affida l’intera azione di governo alla propaganda, alle piccole e grandi bugie raccontate attraverso i social, la televisione di stato (non solo quella), la compiacenza di giornali e giornalisti zelanti (o ricattati dalla precarietà).
Per realizzare un buon apparato di propaganda occupa rapidamente tutti gli spazi della comunicazione e della “cultura”. Affida ai ministri dell’istruzione, della cultura e della famiglia la battaglia ideologica: la rilettura della storia, la demonizzazione del Sessantotto, il ritorno alle tradizioni. Vara decreti liberticidi giustificati da presunte emergenze.
Poi la Presidente del Consiglio, sempre più spesso, mette la sua faccia di mamma volitiva e autoritaria al servizio di una narrazione inventata, ma concreta, dell’azione del governo, riferendosi sempre ad una identità nazionale a lei chiara e indiscutibile.
Questo è il governo di destra: un po’ meno cauto e più abile nel mentire di quelli precedenti, ossessionato dalla necessità di riscrivere i riferimenti ideologici della società, ma con la stessa volontà di lasciare i poveri con i poveri, i pochi ricchi al loro posto e continuare ad illudere il ceto medio. Più “dio patria famiglia” ma la stessa politica economica.
Per avere più informazioni sulle politiche economiche e sociali del governo ci facciamo aiutare da Giovanni Caprio con questo articolo apparso il 24 ottobre su Volere la luna.