La politica internazionale della Comunità Europea e conservatrice e ottusa. E’ la somma dei nazionalismi trionfanti.
Incapace di trovare accordi sulla questione migranti perché corresponsabile delle politiche economiche neocoloniali; incapace di svolgere un ruolo di mediazioni per ricercare la pace perché uno dei grandi produttori di armi nel mondo; nell’Alleanza atlantica senza alcuna capacità critica; con Israele senza riconoscere la deriva autoritaria, razzista e discriminatoria dei governi di questi anni.
Anche per affrontare e risolvere la questione Curda l’Europa non capisce, rimanda, tace o tergiversa. Ed ora che Erdogan afferma di riconoscere in Hamas combattenti legittimi, dei patrioti?
“Libertà per Ocalan, una soluzione politica per la questione Curda. Movimenti, partiti, sindacati, militanti, intellettuali, milioni di curdi e loro amici nel mondo intero sull’obiettivo comune: rendere possibile una soluzione politica giusta e democratica alla questione curda permettendo al leader Ocalan di partecipare a un dialogo che deve riprendere“.
Un articolo di Giuliana Sgrena, da Parigi, fa un po’ di chiarezza
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Arrivando in rue la Braque un colpo d’occhio: la strada è interamente occupata da bandiere gialle con il ritratto di Abdullah Ocalan sventolate da mille curdi arrivati da tutta Europa. Siamo a Strasburgo dove martedì è iniziata una tre giorni del popolo curdo.
Ogni anno i curdi si danno appuntamento qui per far sentire la loro voce al Consiglio d’Europa, ma quest’anno, all’ultimo momento, il prefetto ha rifiutato l’autorizzazione a parlare davanti alla sede europea del Consiglio e per questo hanno dovuto ripiegare su un luogo meno visibile. Motivo del divieto: messaggi che sarebbero circolati in sostegno di Hamas, che ovviamente non c’erano. Un falso pretesto e soprattutto un’offesa per i curdi che sono morti per liberare il nord della Siria da Daesh, come ricorda un comunicato del Consiglio democratico curdo in Francia.
Sui visi provati si può intuire il loro vissuto e io rivivo i momenti passati con loro sulle montagne della Turchia quando fuggivano dagli attacchi di Saddam, dopo essere stati illusi dagli americani che la creazione della no-fly zone li avrebbe protetti. Non solo, avevano promesso un sostegno a una loro insurrezione, e invece erano stati abbandonati alla repressione di Saddam. Così come nel nord della Siria, gli americani li hanno sostenuti nella battaglia contro lo Stato islamico e poi li hanno abbandonati sotto le bombe di Erdogan nell’indifferenza del mondo intero. Eppure, questi volti segnati dal carcere, dalle violenze, che li hanno costretti lontani dalle loro case non hanno segni di cedimenti, nei loro occhi la determinazione a resistere e a lottare per la liberazione del loro leader.
«libertà per ocalan, una soluzione politica per la questione curda» coinvolge «movimenti, partiti, sindacati, militanti, intellettuali e milioni di curdi e loro amici nel mondo intero sull’obiettivo comune: rendere possibile una soluzione politica giusta e democratica alla questione curda permettendo al leader Ocalan si partecipare a un dialogo che deve riprendere». E che non potrà riprendere finché il leader curdo è trattenuto in condizioni disumane e in isolamento – senza comunicazione né con i parenti e nemmeno con gli avvocati – sull’isola di Imrali. Isolamento che è riconosciuto come forma di tortura anche dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Una delegazione di questo comitato è riuscita a incontrare Ocalan ma non è stato ancora emesso nessun comunicato in merito.
Nonostante il divieto a manifestare in piazza davanti alla sede del Consiglio d’Europa, all’interno del palazzo una delegazione curda, guidata dalla portavoce Sarah Glynn, è stata ricevuta da parlamentari della sinistra che sostengono la campagna, tra di loro l’ex primo ministro greco Alexis Tsipras e l’ex presidente del partito laburista britannico Jeremy Corbyn. «Fermate l’isolamento di Ocalan e liberatelo, è la richiesta che invio al presidente turco, ricordando che il totale isolamento del leader curdo è contro la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che la Turchia ha firmato», ha detto Corbyn.
Ocalan in carcere ha continuato a elaborare una proposta per la pace che potrebbe favorire la soluzione di uno dei conflitti che insanguinano il Medioriente e che se non viene affrontato politicamente rischia l’escalation di violenza e morte, come sta avvenendo in Israele e Palestina.
Il giorno prima dell’incontro con i curdi il Consiglio d’Europa aveva assegnato il premio Vaclav Havel dei diritti dell’uomo a un altro celebre detenuto curdo: il filantropo Osman Kavala, detenuto dal 2017 e condannato all’ergastolo. Quando è stato annunciato il vincitore del premio la maggior parte della delegazione turca ha abbandonato l’emiciclo.
Gesti simbolici molto importanti ma che non cambiano la politica dei governi europei che in nome della realpolitik danno credibilità a una possibile mediazione di Erdogan, che occupa una parte della Siria, nella guerra russo-ucraina e pagano miliardi alla Turchia perché blocchi i profughi siriani.
In piazza altre testimonianze di solidarietà sono state espresse da rappresentanti di diverse realtà, tra le altre, una consigliera comunale dei verdi di Vienna, un sindacalista scozzese, una femminista polacca, un parlamentare indiano e una delegazione del Chiapas che sta facendo il giro d’Europa. La solidarietà con i curdi ha fatto il giro del mondo, contemporaneamente a Strasburgo manifestazioni si sono svolte in altre 73 città.
Giuliana Sgrena, il manifesto, 12 ottobre