Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, afferma che i palestinesi sono in grave pericolo di pulizia etnica di massa e invita la comunità internazionale a favorire l’attuazione urgente di un cessate il fuoco tra Hamas e le forze di occupazione israeliane.
“La situazione nei Territori palestinesi occupati e in Israele ha raggiunto un livello febbrile”, ha dichiarato Francesca Albanese. “Le Nazioni Unite e i suoi Stati membri devono intensificare gli sforzi per mediare un cessate il fuoco immediato tra le parti, prima di raggiungere un punto di non ritorno“, ha affermato Albanese. “La comunità internazionale ha la responsabilità di prevenire e proteggere le popolazioni da crimini atroci. È inoltre necessario perseguire immediatamente la responsabilità per i crimini internazionali commessi dalle forze di occupazione israeliane e da Hamas”, ha dichiarato.
Dal 7 ottobre 2023, più di 1.900 palestinesi sono stati uccisi, tra cui almeno 600 bambini, più di 7.600 feriti e più di 423.000 persone sono state sfollate a causa degli attacchi israeliani (ad oggi i morti a Gaza sono 5000, di cui due terzi donne e bambini). Questa sorte è toccata a una popolazione che ha già vissuto cinque grandi guerre dal 2008 nel contesto di un blocco illegale imposto da Israele dal 2007 che, secondo Albanese, è stato ampiamente condannato dalla comunità internazionale quale punizione collettiva.
Il 12 ottobre, le forze israeliane hanno ordinato a 1 milione e 100mila palestinesi abitanti a nord di Gaza di spostarsi entro 24 ore verso sud, tra attacchi aerei in corso. Il giorno successivo, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno iniziato a entrare a Gaza per “liberare” l’area. I palestinesi non possono fruire di alcuna zona sicura a Gaza, poiché Israele ha imposto un “assedio totale” alla piccola enclave con lo stop illegale a forniture di acqua, cibo, carburante ed elettricità. Rafah, l’unico valico di frontiera rimasto parzialmente aperto verso la Striscia di Gaza, è stato chiuso dopo i danni causati dagli attacchi aerei israeliani.
“C’è il grave pericolo che quello a cui stiamo assistendo possa essere una ripetizione della Nakba del 1948 e della Naksa del 1967, ma su scala più ampia. La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per impedire che questo accada di nuovo”, ha affermato l’esperta delle Nazioni Unite. Albanese ha osservato che funzionari pubblici israeliani hanno apertamente invocato una nuova Nakba, termine con cui si indicano gli eventi del 1947-1949, quando oltre 750.000 palestinesi furono espulsi dalle loro case e dalle loro terre durante le ostilità che portarono alla creazione dello Stato di Israele. La Naksa, che portò all’occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza da parte di Israele nel 1967, sfollò 350.000 palestinesi.
“Israele ha già effettuato una pulizia etnica di massa dei palestinesi motivandola con la guerra“, ha dichiarato l’esperta. “Ancora una volta, in nome dell’autodifesa, Israele sta cercando di giustificare ciò che equivarrebbe a una pulizia etnica”.
“Le continue operazioni militari di Israele sono andate ben oltre i limiti del diritto internazionale. La comunità internazionale deve fermare queste gravi violazioni del diritto internazionale ora, prima che la tragica storia si ripeta. La corsa contro il tempo è fondamentale. Sia i palestinesi che gli israeliani meritano di vivere in pace, parità di diritti, dignità e libertà”, ha dichiarato Albanese.
da Comune-Info, 16 ottobre