Crediamo sia chiaro a tutte e tutti che non bastano le categorie di pensiero utilizzate finora per interpretare il mondo e trasformarlo, ma resta indispensabile chiedersi quale ruolo devono oggi giocare il pensiero critico, i movimenti sociali, la comunicazione indipendente per spostare la nostra riflessione su come imparare a vivere tra le rovine della modernità e alimentare speranza, ammesso che sia possibile farlo.
Secondo Marvi Maggio, in un intervento apparso su ComuneINFO, si tratta di preservare una visione della complessità dei processi ma anche della loro specificità, prima di tutto quella che emerge nei territori, dove avviene la vita di ogni giorno, senza aggrapparsi a categorie generalizzanti che rischiano di nascondere i processi locali specifici invece di disvelarli. Si tratta anche di partire dall’esistente, dunque anche dalla mancanza di grandi movimenti sociali.
Da dove cominciare per avviare una ricomposizione sociale possibile? Ad esempio dal desiderio di perseguire una vita non alienata per tutte e tutti, ma anche dall’avviare ovunque e in tanti modi una discussione su cosa produrre, dove e quanto.