Dopo le morti e le violenze sulle donne c’è chi si dedica a semplificazioni o a fantasiose alchimie per affrontare e risolvere la drammatica questione: pene più severe, castrazione chimica, censure di vario tipo, ecc.
Sembra non si capisca la portata del fenomeno e si voglia evitare di affrontare il sessismo, soprattutto nelle sue manifestazioni più “normali”. Dall’altra si vuole negare quanto l’organo sessuale maschile sia portatore, non solo simbolico, di “forme di violenza e aggressività che vengono dell’esercizio di un potere patriarcale millenario” (Melandri)!
Dobbiamo capire, dobbiamo sapere, dobbiamo parlarne. Così mettere in moto un processo educativo, scelta prioritaria e indispensabile, che deve avere i piedi in una cultura antiautoritaria e femminista.
Qui rimandiamo ad un’altra riflessione di Giulia Blasi.