Qualche giorno fa ho sentito dire dal nuovo direttore del carcere di Biella, e direttore di San Vittore, Giacinto Siciliano, che lui si sentiva un “uomo dello Stato” ma che in fondo “lo siamo tutti poiché cittadini”.
Sono d’accordo persino io, che credo che lo Stato vada “abbattuto” perché per essere davvero cittadini non si deve delegare la politica a nessuno! Insomma credo di essere uno di quelli che il festaiolo On. Delmastro chiama “un anti-stato”.
Poi ci sono, secondo alcuni, i “servitori dello Stato”, chiamati così perché indossano una divisa per rendere visibile lo specifico compito di controllo e repressione. Nonostante abbiano la divisa non sono identificabili e non posso fare loro resistenza, ma loro possono chiedermi i documenti e trattarmi male
Come ormai tuttǝ sanno nel carcere di Biella alcuni di questi “servitori” oltre a organizzare “squadrette” punitive per fare capire chi comanda e come, favorivano, in cambio di denaro, l’ingresso in carcere di droga e telefonini in quantità industriali, un vero e proprio supermercato delle droghe.
E’ così che in quel carcere il 90% dei detenuti consuma droghe e/o psicofarmaci (quelli forniti dall’infermeria). La maggior parte di loro ha iniziato il consumo di stupefacenti proprio in carcere, solo il 15% era in carico al Sert.
Questa è la forma che prende lo Stato nei luoghi estremi del suo controllo, il carcere. Si possono fare dei distinguo, che le Istituzioni si sono già affrettate a fare, ma resta il fatto che ciò che accade nel penitenziario di Biella non è diverso da ciò che accade nella maggior parte delle carceri italiane.
Allora, On. Delmastro, dal suo autoritario punto di vista, chi è l’anti-stato?
marco sansoè