La guerra ai migranti è la pratica politica che accomuna tutti i governi, è la strategia per tenere in vita lo stato-nazione: la patria globale del capitalismo globalizzato.
Petrolio, armi, affari finanziari, sport, mercato dell’arte, tutto per la “grandezza” di un paese in cui i diritti personali e politici vengono sistematicamente calpestati e nel quale si compiono massacri che restano nascosti e impuniti.
Tutti alla corte di Mohammed bin Salman il reggente dell’Arabia Saudita, campione di violenza e ipocrisia pari a quella dei cortigiani europei, Usa, russi, cinesi e indiani.
Un rapporto di Human Rights Watch documenta, attraverso immagini satellitari e testimonianze dei sopravvissuti, le violenze contro migranti etiopici alla frontiera: l’uso sistematico dell’artiglieria, cadaveri accumulati in fosse comuni. Una carneficina taciuta e nascosta che potrebbe contare migliaia di morti, secondo i sopravvissuti che si trovano nelle galere saudite.
Il New York Times rivela che il Dipartimento di Stato USA ne era a conoscenza e le stesse informazioni sono state condivise con Francia, Germania e Unione Europea. Hanno taciuto sapendo!
Di seguito un articolo di Chiara Cruciani apparso su il manifesto.