Sonia Modenese ci invia questo “diario di viaggio”, lo pubblichiamo e la ringraziamo.
Rouen
Per visitare Rouen servono almeno due giorni, forse tre.
Noi abbiamo scelto di visitare il Duomo, la Chiesa di Giovanna d’Arco, il Memoriale interattivo, il Museo delle belle arti con la mostra temporanea sui Normanni.
Rouen, con la più alta concentrazione di edifici gotici mai visti tutti insieme, rappresenta un crocevia tra due stagioni storiche:
La prima con origine attorno al X secolo come capitale del ducato di Normandia e area di provenienza degli Hauteville e la seconda come luogo in cui si è consumata la condanna per eresia e poi la morte di Giovanna d’Arco avvenuta nel 1431. Analizziamo più nel dettaglio queste due dimensioni.
Gli Altavilla discendono dal popolo vichingo o normanno, essi arrivarono in Italia come mercenari, seppur i vichinghi avessero preso le mosse dalla Scandinavia e avendo radicato nella cristianissima Francia fossero ferventi credenti.
La famiglia normanna degli Altavilla fu incoraggiata proprio dal papa a venire in Italia per contrastare la dominazione bizantina e araba in Sicilia.
Ruggero I d’Altavilla e il figlio Ruggero II governarono per 80 anni dal 1072 al 1154 un territorio popolato da un crocevia di popoli di cui la componente maggioritaria era araba, accanto a greci ortodossi, ebrei e naturalmente cristiani.
Gli Altavilla si rivelarono sovrani illuminati e lungimiranti che fecero crescere e incentivarono un ambiente multiculturale che ereditò i modelli artistici e architettonici del mondo islamico, ben sintetizzati nel sincretismo della cappella Palatina del palazzo dei Normanni a Palermo, decorata con dipinti di ispirazione islamica e iscrizioni in arabo.
Quattro secoli dopo a Rouen si consuma il rogo di una giovane contadina analfabeta che ispirata da visioni mistico religiose convince Carlo VII a farsi incoronare re e a rilanciare la guerra contro gli invasori inglesi alleati con gli abitanti della Borgogna.
In questo caso assistiamo ad una chiara narrazione costruita al fine di legittimare le guerre “patriottiche” e di costruire una identità storica francese.
La storia del regno Normanno, che in Sicilia raggiunse l’esperienza più avanzata e moderna di ciò che dovrebbe essere una società multiculturale, cozza rovinosamente col mito creato di sana pianta dai sovranisti vecchi e nuovi dell’eroina patriottica, al fine di legittimare quei sovranismi che vogliono chiudere le frontiere, esternalizzare i confini, fare morire annegati o nei deserti migliaia di uomini, donne e bambini che potrebbero dare un contributo pari a quello della Sicilia normanna, se esistesse oggi, come ieri, una regia colta attenta e lungimirante.