Un racconto di Ben Okri. I bipedi

Riportiamo un breve racconto di Ben Okri, importante scrittore nigeriano, tratto dalla sorprendente raccolta Preghiera per i vivi pubblicata da La nave di Teseo

1
Per un po’ di tempo li avevamo visti cercare di accovacciarsi. Li avevamo visti cercare di allungarsi per prendere nell’aria cose che non c’erano.
Dal cielo un dio bagnava la terra col vigore delle sue acque. Un altro dio borbottava. La terra rispondeva. Noi danzavamo nell’acqua degli dei.
Era stata una bella giornata. Avevamo seguito la bestia nell’erba. L’avevamo seguita di giorno e di notte. Qualcuno aveva messo un’immagine della bestia nei canti che aveva cantato e noi l’avevamo vista nella testa come se fosse lì. Avevamo corso a quattro zampe dando la caccia alle bestie nell’erba. Usavamo pietre affilate per colpirle. Le avevamo sognate tutta la notte nella
caverna.
Quando arrivò il buio aspettammo di vedere cosa avrebbe fatto il dio della notte col nostro sonno. Poi andammo nel posto in cui potevamo fare tutto. C’erano molti altri esseri lì che non conoscevamo. Li guardammo per tutta la notte. Quando il dio della luce fece ritorno e noi ci alzammo, l’altro posto se ne andò.

2
I migliori fra noi erano quelli che si accovacciavano. Ci accovacciavamo nella luce rotonda del dio della luce. Quelli che andavano a quattro zampe si muovevano veloci ma rimanevano Bassi. L’erba alta si muoveva quando loro si muovevano ma non si riusciva a vederli.
Corremmo nella polvere. Ne vidi uno muoversi su tre zampe. Ci sembrò strano. Dopo gli ringhiammo contro mentre laceravamo la carne della bestia coi denti. Ci ringhiò anche lui ma con una strana faccia. Come se sapesse qualcosa. Pensammo di ucciderlo.
Cambiò tutto così in fretta. Nessuno sa come. Il buio tornò molte volte. Il cerchio bianco del cielo si spostò sull’erba. Molte cose vedemmo dall’altro lato del buio dove vive il popolo dell’ombra.

3
Poi qualcuno ci fece vedere una cosa che prima non c’era nella caverna. Vedemmo le bestie sulle pareti. Cercammo di ucciderle ma le bestie non morivano. Uscì molto rosso da noi nella battaglia con la parete. Poi ne vedemmo uno ridere. Ci guardava e rideva mentre noi lottavamo contro le bestie sulla parete.
Pensavamo di essere dall’altro lato del buio dove andavamo quando chiudevamo gli occhi. Ma la bestia era lì sulla parete. L’altro rideva mentre i nostri bastoni si rompevano contro le bestie che non si muovevano. Non erano bestie che potevi mangiare o toccare. Erano fatte di roccia. Ci facevano venire fame.
Quando il dio della luce tornò e riuscimmo a vedere andammo a cercare le bestie nell’erba. Sapevamo come cacciarle adesso che erano fatte di roccia.

4
Quello che rideva non venne con noi. Aveva qualcosa di strano. Noi che ci accovacciavamo dovevamo alzare la testa per guardarlo, col dio della luce negli occhi. Mentre andavamo a cercare le bestie pensammo di ucciderlo. Ma la sua risata ci riempiva di paura.
La bestia era più facile da uccidere adesso che l’avevamo attaccata sulla parete. Ci faceva meno paura.
Facemmo un sacco di rumore. Aspettammo con le nostre pietre affilate. Quando ci venne incontro correndo noi che ci accovacciavamo eravamo pronti. Le saltammo sulla schiena.
Ma uno di quelli che non si accovacciavano trovò il modo di prenderla per il collo. Poi il sangue della bestia bagnò la terra. Urlando, la portammo a casa.

5
Quello che rideva aveva l’aria strana quando arrivammo. Si era come alzato. Cominciò a fare tutto. A stirarsi, a prendere le cose allungandosi. Poi quelli che si accovacciavano diminuirono. All’inizio volevamo uccidere quelli che non si accovacciavano più, quelli che si tenevano in equilibrio su due zampe.
Era difficile essere come loro.
Mi ci vollero molti cicli di buio per camminare su tre zampe, per stare su due.
La mia faccia si riempì di peli.
Quelli che non si accovacciavano, quelli che stavano in piedi, divennero i padroni della caverna. Era stato uno di loro a mettere di nascosto le bestie sulla parete. Aveva il potere degli dei.
Una donna lo aveva aiutato. I loro occhi erano tutti e due scuri.

6
Erano i primi bipedi. Non sapevamo cosa fare con loro. Ma grazie a loro era più facile avere carne fra i denti ed erba sotto la testa.
Tutto troppo veloce. Le bestie, le pareti della caverna, il fatto che non ci accovacciavamo più. Tutto troppo veloce.
Mi piaceva di più quando il dio della luce sorgeva sopra l’erba.

da Ben Okri, Preghiera per i vivi. La nave di Teseo

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