“Se passeggiate nel cuore di Trieste, tra Piazza Unità e le stradine risanate di Cavana potrebbe capitarvi d’incrociarlo. A passeggio con una Golden Retriver dal pelo chiaro, un tantino acciaccata per l’età e che gli cammina di fianco a passo ridotto. Giuseppe (Peppe) Dell’Acqua a Trieste ci vive da più di mezzo secolo. Era il 1971 quando cominciò la sua avventura basagliana. Nel senso letterale, di collaborazione e condivisione della sola vera rivoluzione che la città abbia conosciuto nelle traversie di una storia tormentata. Due anni più tardi, assieme a Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia, gli sarebbe toccato inventarsi la parabola-simbolo di quel Marco Cavallo che, dipinto d’azzurro, continua a peregrinare su e giù per l’Italia a testimonianza dell’intuizione destinata a fare della dignità del “malato” un traguardo di civiltà. Anche per questo viene naturale pensare a lui quando l’attacco alla 180, la legge, che di Franco Basaglia porta il nome, trova sponde solide nel governo della destra. Non che in passato non fosse accaduto, la novità di ora è che, numeri alla mano, quell’assalto potrebbe concretizzarsi in una restrizione pesante delle maglie che la riforma del 1978 aveva allargato come mai prima di allora. Ma cosa vorrebbe dire abbattere quell’ultimo totem di una libertà conquistata dopo i decenni (o secoli?) della repressione di vite condannate a non vivere mai dentro strutture manicomiali deprivate di qualsiasi umanità?”
Gianni Cuperlo intervista Peppe dell’Acqua il 18 maggio per “la terrà è blu” blog del Forum salute mentale.