Nei giorni in cui Israele celebra la sua fondazione 75 anni fa, i palestinesi sono impegnati con raduni, sit in, conferenze, dibattiti per tenere viva la memoria della Nakba, la loro «catastrofe nazionale» parallela alla nascita dello Stato ebraico nel 1948. Una memoria fatta di esilio per centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini diventati profughi in campi allestiti nei paesi arabi vicini, di case e terre perdute e poi confiscate, di famiglie divise per sempre. Eppure, più parti, non solo Israele, spingono per spegnerla, per impedire che sia riconosciuta e prenda il posto che merita nella storia.
Qui l’intervista che Michele Giorgio ha fatto allo storico israeliano Ilan Pappè apparsa su il manifesto del 14 maggio.
La verita sulla Nakba. Intervista a Ilan Pappè
Inoltre condividiamo un testo di Avi Shlaim apparso su blog Zeitun, il 10 maggio, che ricostruisce le responsabilità storiche e politiche della Gran Bretagna nella Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla loro terra. Responsabilità che la Gran Bretagna nasconde e/o nega con ostinata sistematica prudenza e le coperture dell’establishment culturale e politico occidentale.