I tre “SE” di Guido Viale

Di seguito un brano di Guido Viale tratto da Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua, Interno 4 Edizioni, 2023. L’autore pone interrogativi interessanti, in passato sempre presenti nel confronto tra i “giovani del Sessantotto”. Nessuna giustificazione, ma un atto d’accusa che la storia fa arrivare fino ad oggi. Così, forse, aiuta a spiegare perché da quarant’anni l’azione più diffusa della politica tutta sia il tentativo di falsificare o liquidare l’intera esperienza politica, sociale e culturale del Sessantotto, che sembrerebbe chiudersi con l’avvento dei “postfascisti, neofascisti, a-fascisti” al governo.

Primo SE. La lotta armata sarebbe mai sorta dalle frange della nuova sinistra degli anni Settanta, o avrebbe mai assunto le forme, la diffusione, la ferocia e la persistenza che ha avuto in Italia, se non ci fosse stata la sequenza delle stragi e delle manovre che per quasi dieci anni avevano alimentato la strategia della tensione? No. Non sarebbe sorta. All’origine del terrorismo di sinistra non c’era stato un ragionamento ma un sentimento: l’indignazione per la strage di Piazze Fontana e quel che ne era seguito. Basta scavare nella biografia di tanti terroristi, cioè ragazze e ragazzi (allora) che avrebbero imboccato poi quella strada, come nella coscienza di chi non l’aveva fatto, ma certo si era posto più volte il problema, per abbandonare ogni dubbio: senza la strategia della tensione in Italia non ci sarebbe mai stata quella lotta armata. Forse, qualche singolo episodio: come in Francia e negli Stati Uniti; certo non come in Germania, dove la lotta armata era stata alimentata dai regimi dell’Est e del Medio Oriente; né come in Irlanda o in Spagna, dove si era saldata con l’irredentismo nazionalistico.

Secondo SE. Si sarebbe mai sviluppata in Italia la strategia della tensione, nelle forme e con la virulenza che ha assunto, se la magistratura avesse prontamente assicurato alla giustizia i responsabili della strage di Piazza Fontana? Se il mondo politico fosse stato più fermo nell’esigerlo, invece di approfittarne per legittimarsi in una ipocrita contrapposizione al movimento? No. La strategia della tensione, esattamente come il terrorismo di sinistra, non avrebbe mai potuto svilupparsi nel vuoto. E’ ormai dimostrato che larga parte della strategia della tensione è stata organizzata o incoraggiata da strutture della NATO e dei servizi segreti statunitensi; ma fino a dove possono arrivare, non certo legittimamente, ma anche solo sensatamente, i limiti della sovranità di un Paese?

Terzo SE. Ma la magistratura italiana aveva forse la possibilità di individuare gli autori della strage di Piazza Fontana e gli strateghi della tensione? Certo. Se poche ore o pochi giorni dopo la strage dei semplici ragazzi – giovani, come ci chiamavano allora, e avrebbero continuato a chiamarci per anni – e un piccolo numero di giornalisti e di scrittori erano stati in grado di ricostruire correttamente il quadro generale delle responsabilità; e se pochi mesi dopo, senza essere dotati di poteri inquirenti, erano stati in grado di pubblicare un libro come “La strage di Stato”, che anticipava correttamente quelli che, trent’anni più tardi, sarebbero stati i risultati di un’indagine condotta in solitudine, e quasi per caso, da un singolo magistrato; allora, a maggiore ragione, una magistratura non compromessa avrebbe potuto fermare la mano dei depistatori delle indagini; e impedire l’esautoramento di coloro che stavano seguendo una pista tanto chiara quanto ovvia. il nazista Franco Freda aveva anticipato con straordinaria cognizione di causa l’esito di quelle vicende giudiziarie che avrebbero tra l’altro portato alla sua irrevocabile assoluzione, con un opuscolo intitolato “La Giustizia è come il timone. Dove lo giri, va”. Il problema, e da tempo, non è giudiziario ma storico: chi è stato seduto a quel timone in tutti questi anni?

(Brano tratto da: Guido Viale, Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua, Interno 4 Edizioni, 2023)

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