Furia incendiaria israeliana su Huwara

27 febbraio 2023 – ODV Salaam Ragazzi dell’Olivo Comitato di Trieste

Ciò che sta accadendo oggi nella Palestina occupata, con quasi 70 persone uccise tra adulti e adolescenti nei primi 2 mesi del 2023 per i ripetuti attacchi con incursioni violente e omicide nelle città di Jenin, Nablus, in alcuni campi profughi della Cisgiordania e i susseguenti bombardamenti a Gaza, hanno come unico risultato la continuazione della pulizia etnica*, pianificati ormai nell’apartheid applicata dalle forze israeliane sioniste al popolo palestinese.
Le ultime uccisioni sono avvenute durante i colloqui in Giordania, promosso dagli Stati Uniti ad Aqaba, per discutere, pensate un po’, del peggioramento della violenza nei Territori Occupati, e giorni dopo che le forze israeliane hanno lanciato il loro raid più mortale nella Cisgiordania occupata in quasi 20 anni, provocando la morte di 11 palestinesi nella città di Nablus.
Di seguito l’articolo di oggi 27 febbraio 2023 di Jeff Halper da Israele.


I coloni si sono abbattuti con furia sulla città palestinese di Huwara, vicino a Nablus, e l’hanno incendiata: case (più di 30), attività commerciali, moschee, scuole, ogni edificio a cui hanno potuto dare fuoco, oltre a più di 40 auto e persino alle autobotti dei vigili del fuoco locali, in modo da non poter contenere le fiamme che si propagavano. Sembra che ci siano molte vittime palestinesi – si parla di un morto, 98 palestinesi sono stati curati per le ferite riportate finora – anche se i coloni stanno attaccando le ambulanze e l’esercito israeliano avrebbe impedito alla Croce Rossa di entrare in città. (Ora, tre ore dopo l’inizio del pogrom, i coloni sono ancora in città e, secondo quanto riportato dal Canale 12 israeliano, impediscono alle famiglie palestinesi intrappolate nelle case in fiamme di fuggire – e nessun aggressore è stato arrestato).

Huwara è una cittadina palestinese di circa 6.000 abitanti circondata dagli insediamenti israeliani più violenti della Cisgiordania: Itamar, Tapuakh, Yitzhar, Qdumim, Har Brakha e altri. Gli attacchi ai palestinesi sono frequenti e gli autori, ben noti alla polizia (ora sotto il controllo di Itamar Ben Gvir, un colono di Hebron che è stato processato sette volte per attacchi violenti ai palestinesi), non vengono mai puniti. Questo attacco, tuttavia, è di dimensioni mai viste; persino la TV israeliana lo definisce un pogrom. E a quanto pare anche altre comunità palestinesi della zona sono state attaccate, Burin e persino Nablus.

Credo che questo porterà a un cambiamento qualitativo della situazione politica come l’abbiamo conosciuta, in un modo o nell’altro. Molti nell’attuale governo Netanyahu credono che questo sia il momento di reprimere violentemente tutta la resistenza palestinese. Bezalal Smotrich, un colono che è stato nominato ministro del governo responsabile dell’Amministrazione civile, il governo militare israeliano in Cisgiordania, responsabile dell’approvazione degli insediamenti, dell’esproprio delle terre e della demolizione delle case, ha appena messo un “mi piace” a un tweet di un funzionario israeliano nominato (e colono) nell’amministrazione della Cisgiordania che chiede lo “sradicamento di Huwara”.

Ma i pogrom israeliani aprono anche opportunità – tragicamente. Dimostrano la violenza sfrenata a cui sono sottoposti i palestinesi ed evidenziano l’insostenibilità – e l’ingiustizia – della “situazione”. Dobbiamo chiedere ai nostri governi di ritenere Israele e i suoi coloni responsabili delle loro azioni. Infatti, se solo i nostri governi rispettassero le loro leggi internazionali, di cui Israele è in grave violazione, l’occupazione crollerebbe per il peso stesso della sua illegalità.

La Palestina rappresenta il banco di prova per capire se il “Diritto internazionale”, costantemente invocato da Biden a proposito del sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina, abbia un significato politico o morale, o se in realtà viviamo in una distopia Kissinger-ariana di realpolitik. Credo che conosciamo la risposta, e questo significa che dobbiamo andare oltre l'”approccio ai diritti umani” per intraprendere un’azione politica significativa.

Scritto da Jeff Halper**

*Ilan Pappe, israeliano docente all’Università di Exeter UK
**Jeff Halper, antropologo israeliano è stato coordinatore dell’Icahd (Israeli Committee Against House Demolitions), docente di Antropologia all’Università Ben Gurion
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