Da tempo accade, si tace o si dice a mezza voce. Il carcere non è il luogo del recupero, nemmeno della “rieducazione”, è spesso solo il luogo della disperazione prodotta dalla vendetta dello Stato, che riduce il ruolo del carcere alla sola punizione.
In carcere si muore isolati, persi, senza speranze. Forse anche schiacciati dai sensi di colpa o dall’assurdità di una innocenza impossibile da dimostrare, ma sempre da soli.
Noi pensiamo che si debba far sentire che fuori c’è un pezzo di società che intende denunciare un sistema carcerario che non funziona, che uccide, che non da speranze.
La vicenda di Alfredo Cospito e Anna Beniamino ci dicono che permangono almeno due gravi storture nel sistema giudiziario: il permanere di una idea “vendicativa” dello Stato e la discrezionalità delle procure e dei tribunali che applicano procedimenti o aggravanti del tutto opinabili.
Noi manifestiamo la nostra solidarietà ad Alfredo e Anna, proprio contro l’accanimento dello Stato, incapace di svolgere il ruolo che la Costituzione e la Carta dei diritti umani gli affida.
Qui uno scritto di Livio Pepino, apparso su volere la luna, sulla “tortura” legale del 41bis, una tortura che uccide o annienta le persone.