Duro colpo al mito liberale delle democrazie occidentali
A casa nostra c’è chi si esercita a trovare strade per dare uno sbocco alla “sinistra”. Così ci si inventa percorsi fatti di chiacchiere che hanno lo scopo di trovare un leader che guidi un partito o una coalizione. Per fare cosa e come è rinviato alle prossime elezioni o al prossimo dibattito in Parlamento.
In ogni caso al centro c’è la governabilità del sistema, di questo capitalismo che produce ricchezza per pochi, blocca l’emancipazione dei popoli e mette a rischio l’ecosistema.
Contro la storia, l’illusione resta quella di poter migliorare ciò che ormai ha imboccato la strada della decadenza e della crisi permanente.
In questo ambito anche le mitiche democrazie scandinave si piegano al gioco delle parti e non resistono alla tentazione di far parte di quella maggioranza di arroganti, sicuri della loro posizione sui mercati internazionali: l’occidente capitalista, ricco e armato.
Così la Svezia svende la solidarietà, il rispetto dei diritti umani, il diritto internazionale e accetta la regola dell’oppositore politico come nemico e terrorista! Per entrare nella Nato ha estradato un leader curdo del PKK in Turchia, così come chiedeva Erdogan quale condizione per il suo voto favorevole.
Poco conta che la Turchia pratichi “la strategia della tensione” (il nostro paese è stato il primo a praticarla sistematicamente) per giustificare il genocidio del popolo curdo, quello che ha fermato l’Isis, e annientare una delle esperienze democratiche più avanzate del globo.
Un altro duro colpo al mito liberale della democrazia occidentale!
Anche la politica entra nella logica del mercato: tutte le scelte hanno un prezzo e si trasformano in armi o accesso alle tecnologie di controllo o spartizione delle aree di influenza o delle materie prime.
Come dire ai riformatori della sinistra che non solo il capitalismo mostra tutte le sue strutturali e irreversibili deficienze, ma che anche la democrazia rappresentativa ha imboccato una pericolosa strada autoritaria, dagli sbocchi pericolosi, che lascia poco spazio alla “riformabilità” del sistema?
Come dire loro che la “sinistra” del futuro o sarà anticapitalista o non sarà?