Dialogando con Gustavo Zagrebelsky …di Livio Pepino
In un recente articolo, ripreso sulle pagine di volere la luna (https://volerelaluna.it/rimbalzi/2022/11/04/decreto-anti-rave-quando-la-disubbidienza-e-consapevole/), Gustavo Zagrebelsky, prendendo le mosse dal decreto legge cosiddetto anti-rave, pone alcune domane da sempre – e oggi più che mai – cruciali: «L’ubbidienza è comunque una virtù?», «Di fronte alla legge ingiusta c’è modo di reagire legalmente?», «È possibile essere “ribelli secondo il diritto”, in coerenza con la Costituzione?».
A queste domande Zagrebelsky risponde in modo puntuale, sul versante giuridico, concludendo che la disobbedienza alla legge, anche nei moderni stati di diritto, può essere un fattore di democrazia in quanto idonea a provocare l’intervento della Corte costituzionale a cui spetta il giudizio sulla conformità a Costituzione, e dunque sulla validità, di tutte le leggi. Nulla da aggiungere, restando sul piano scelto dall’autore, alle sue lucide e convincenti argomentazioni. Ma le domande da lui sollevate sono di tale rilievo che un risposta limitata alla ricognizione dei meccanismi giuridici per attivare il giudice delle leggi rischia di essere riduttiva. A venire in rilievo, infatti, è la stessa sostenibilità democratica di un sistema istituzionale fondato esclusivamente sulla coppia comando/obbedienza.
È, dunque, opportuno allargare l’analisi.