Diritto di asilo ostacolato e sanzioni alle persone in coda in Questura a Milano
Ad ostacolare l’accesso al diritto di asilo: l’assenza di interpreti, meno di 10 procedure al giorno, mancanza di un sistema di prenotazione. Nel contempo le persone costrette in coda anche per giorni – e notti – vengono sanzionate per bivacco. A distanza di sei mesi dalle lettere inviate da ASGI e Naga alla Questura di Milano, la situazione agli uffici di via Cagni appare peggiorata.
Costringere le persone a rimanere in coda per giorni rappresenta un ostacolo alla domanda di protezione internazionale, tanto più che spesso i richiedenti si trovano impossibilitati a presentarla. Ciò costituisce una grave violazione delle norme europee, in particolare del decreto legislativo n.25 del 2008, che disciplina le procedure di riconoscimento dello status di rifugiato. Formalizzare la domanda di asilo è un diritto fondamentale ed è indispensabile non solo per ottenere l’autorizzazione alla permanenza sul territorio ma di fatto, sebbene la norma preveda diversamente, anche all’accesso alle misure di accoglienza.
Alla gravissima e perdurante situazione, si aggiunge che gli stessi agenti della Questura di Milano notificano degli ordini di allontanamento alle persone in coda unitamente a una multa di 100 euro con l’accusa di bivacco. Il daspo urbano comminato nei confronti dei cittadini in coda e la conseguente sanzione sono illegittimi e hanno l’effetto di scoraggiare ulteriormente lo straniero che intende presentare domanda di protezione internazionale. La misura del Daspo Urbano introdotta dal decreto legge n.14 del 2017 si conferma una sanzione discriminatoria, strumentalmente motivata da ragioni di sicurezza ma finalizzata in realtà a colpire e ulteriormente aggravare situazioni di disagio e vulnerabilità.
ASGI e Naga chiedono pertanto che il Sindaco del Comune di Milano intervenga in quanto titolare del potere sanzionatorio non soltanto annullando i daspo e le sanzioni già emesse, ma altresì escludendo espressamente dall’ambito di applicazione delle norme sanzionatorie lo spazio urbano in prossimità degli uffici di via Cagni.
Alla Questura si chiede di modificare le modalità di accesso agli uffici in modo da rimuovere gli ostacoli ad una formalizzazione tempestiva delle richieste di protezione internazionale e quindi a garantire l’accesso in condizioni di sicurezza e dignità alla procedura conformemente a quanto disposto dalla normativa europea e nazionale.
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Qualcosa di analogo sta accadendo anche a Vercelli, dove un folto gruppo di pakistani è accampato nei giardini davanti alla Questura e attende di poter compilare la richiesta d’asilo. Temiamo uno sgombero che li disperderebbe e metterebbe a rischio i più fragili di loro. Qui le responsabilità sono della Prefettura che non vuole assumersi il compito di procedere con il riconoscimento dei migranti e sistemare i richiedenti asilo come sancisce la, pur orrida, legge Bossi-Fini.