Nel drammatico quadro determinato da due anni di pandemia e dalla crisi energetica aggravata dalla guerra Russia-Ucraina crescono le perplessità degli esperti in Italia e in Francia, ma le lobby politico-imprenditoriali del partito trasversale degli affari non mollano.
Sono evidenti la difficoltà di fare previsioni sulla crescita del traffico che giustifichi la costruzione del tunnel e vista la situazione i dati appaiono inattendibili.
I lavori per la tratta internazionale sono sostanzialmente fermi in Francia mentre in Italia siamo ancora alle gare d’appalto. Per le tratte nazionali francese e italiana, poi, siamo ben lontani da qualunque lavoro di realizzazione; c’è semmai da rimettere mano ai progetti, sempre che esista la volontà di farlo.
E c’è, poi, la questione dell’impatto climatico. La narrazione di comodo, tesa a creare consenso, secondo cui il TAV porterebbe via i TIR dalle strade con conseguente riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera ha sempre sorvolato sui dati reali, relativi sia alla fase di cantierizzazione che alle previsioni di traffico nella nuova linea. Eppure gli stessi dati e documenti prodotti dai proponenti (consultabili nel quaderno n. 15 dell’Osservatorio, pubblicato nel 2019) evidenziano l’insostenibilità, anche sotto questo aspetto, dell’opera. Senza contare che ci devono ancora dire quali programmi abbia le FS per il traporto merci su Alta velocità.
V’è quanto basta per credere che il futuro della Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione resti assai incerto. In ogni caso le ragioni che dovrebbero indurre a soprassedere definitivamente sono più forti oggi rispetto a quelle di trent’anni fa.
da volerelaluna 198
Per una più ampia nota sul punto si veda, nel sito del Controsservatorio Valsusa, A che punto è il Tav Torino-Lione: