Riportiamo un commento di Piero Rizzo ad un articolo del Guardian che ci racconta la discriminazione razzista tra profughi che fuggono dalla stessa guerra o da altre guerre, apparso su “Sviluppo felice“.
Separare quelli che fuggono dal conflitto in “meritevoli” e “immeritevoli” è immorale ed è un tradimento dei valori europei
documentarsi
a cura di Piero Rizzo – Migranti e Sviluppo – Commenti esteri n° 58
E’ questo il titolo dell’articolo selezionato per questo mese. Si fa riferimento ai racconti e ai video di studenti africani che sono stati costretti a scendere dai treni e dai bus degli ucraini in fuga dalla guerra. La giustificazione della polizia: gli ucraini erano attesi dalle loro famiglie. In realtà si pensa che il motivo sia ben altro. L’articolo è stato pubblicato dal Guardian il 10 marzo 2022. Ne riportiamo di seguito ampi stralci. In calce qualche breve considerazione.
“Come dovremmo considerare le due facce della risposta dei rifugiati in Europa? Nella settimana in cui l’Unione Europea ha accolto quasi due milioni di rifugiati dall’Ucraina, abbiamo bisogno anche di guardare i filmati di un giovane africano picchiato per aver scavalcato una barriera di confine europea? Sì.
Mentre l’Europa riscopre la compassione per i rifugiati, dovremmo guardare questo video ripetutamente. Mostra un giovane indifeso con abiti sbrindellati che scende cautamente da una recinzione di sei metri. In fondo ad attenderlo c’è una mezza dozzina di poliziotti di frontiera spagnoli, con elmetti, giubbotti antiproiettile e manganelli.
La spagnola Melilla, una delle due piccole exclavi dell’UE nel continente africano, è stata a lungo il distillato più forte della fortezza europea. Il vaso di miele recintato di campi da golf, casinò e corruzione ha fornito queste immagini in precedenza. Ma ora è particolarmente importante guardarle e pensare intensamente.
Una generazione di persone in tutta Europa ha passato gli ultimi giorni a chiedersi dove sarebbe andata, cosa avrebbero portato con sé se fosse scoppiata una guerra più grande. La distanza e il senso di alterità che ci hanno aiutato a ignorare la guerra in Siria o il crollo dell’Afghanistan non si sono ripetuti per l’Ucraina.
La guerra in Ucraina ha spinto l’Europa a riscoprire la compassione. Questo perché, come sottolineato da molti, l’Ucraina è il paese della porta accanto. Ci sono questioni di cultura e poi, ovviamente, c’è la razza.
Ci sono stati livelli inquietanti di discriminazione affrontati dai rifugiati di origine non europea in fuga dall’invasione russa dell’Ucraina. La segnalazione di questo deve essere presentata con sfumature, contestualità ed equilibrio. Ma ci sono stati episodi verificati di persone di colore bloccate dai treni di evacuazione, segregate e costrette ad aspettare per giorni ai valichi di frontiera.
La segregazione dei rifugiati neri in alcuni punti di fuga dall’Ucraina e il doppio standard su chi può rimanere nell’UE, offrono a Putin e ad altri attori maligni un manuale per destabilizzare l’UE.“
Brevi considerazioni
Alla prima lettura del titolo dell’articolo in oggetto non siamo stati neanche sfiorati dall’idea che, perfino tra chi fugge dalla guerra, la distinzione tra “meritevoli” e “immeritevoli” fosse su base razziale. I due vocaboli (a nostro avviso) non significano aventi diritto e non aventi diritto; fanno proprio riferimento allo status delle persone nel sistema sociale, distinguendo tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Anche l’accoglienza in Polonia come in Italia (e altrove) è stata costellata da analoghi fenomeni di razzismo. Come scrive il Guardian, l’Europa, apertamente razzista, annulla la maggior parte di ciò che è in gioco in termini di valori nella guerra in Ucraina. Il 21 marzo u.s., giornata mondiale contro le discriminazioni razziali, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha denunciato “l’inaccettabile realtà affrontata da alcune persone di colore in fuga dall’Ucraina – e da altre guerre e conflitti in tutto il mondo – che non hanno ricevuto lo stesso trattamento dei rifugiati ucraini”.
Mentre scriviamo ci viene in mente l’ultimo verso della poesia di Totò “La livella”, parafrasando il quale, chiudiamo queste brevi note: siamo seri, apparteniamo tutti al genere umano.