Oggi, Stati, istituzioni nazionali ed europee, Presidenti, Primi ministri e Cancellerie sono strumenti dei poteri economici del “capitalismo globale” che nella produzione di tecnologie per gli armamenti e la sorveglianza di massa, nella produzione e gestione delle risorse energetiche, e nell’economia finanziaria trovano la forza per determinare le politiche degli Stati nazionali.
La guerra in Ucraina, come le tante altre guerre in corso, è una tappa necessaria per riavviare il processo di accumulazione capitalistica parzialmente rallentatosi durante la “pandemia”.
Come negare che l’Europa, gli Usa e la Russia non abbiano fatto nulla per evitare la guerra, proprio per favorire l’aumento della produzione di armi, garantito dall’aumento degli stanziamenti nazionali per armamenti ed eserciti?
Le democrazie, non cambia se autoritarie o oligarchiche, non hanno più bisogno del consenso politico, perché questo è garantito dall’accesso di massa ai consumi e alla rete, e dal collante nazionalista che dà un senso illusorio all’esistenza degli Stati nazionali, ormai privi di un vero ruolo politico.
E’ così che le spinte nazionaliste, identitarie e patriottiche appaiono la causa dei conflitti, mentre le Nazioni, armate dai grandi gruppi economici e finanziari, fanno le guerre. E’ così che l’Occidente continua ad arricchirsi e la Russia e la Cina aprono nuovi mercati con estrema rapidità. E’ così che i poteri politici nazionali garantiscono il loro futuro.
Poi il “circo mediatico” trasforma un’ambiziosa figura del vecchio apparato come Putin o l’inetto attore comico il “fascistello” Zalenski in stars mitiche e/o dannate, e nasconde, o non scorge, il disegno globale di rilancio di una “economia di guerra”: corsa agli armamenti, controllo delle risorse energetiche, blocco della transizione ecologica, rilancio del nucleare, politiche emergenziali di sorveglianza generale.
E mentre milioni di profughi ucraini fuggono dalla guerra si svela la natura razzista della cultura occidentale: la solidarietà e l’accoglienza dell’Europa sono riservate solo agli europei, mentre gli altri profughi, delle decine di guerre sparse per il mondo, sono dimenticati o nascosti o diventano profughi di serie B oppure se sono rom vengono ammassati nelle palestre!
Questo non è un complotto. Questa è la storia contemporanea, è la strategia possibile del capitalismo globale, che sia di stato o di mercato, per garantire l’accumulazione del capitale!
Appare chiaro che ancora una volta il conflitto è tra alto e basso, forse una nuova “lotta di classe”: tra l’aumento dei profitti per industria e finanza e la distruzione del territorio e la fuga dei popoli dalle guerre; tra i guadagni dalla speculazione sui prezzi e l’impoverimento delle masse popolari.
A quando l’insorgenza? A quando le rivolte diffuse per inceppare questo ingranaggio?
marco sansoè, 21 marzo 2022