Pier Paolo Pasolini è nato il 5 marzo 1922, cento anni fa.
Pier Paolo Pasolini ci ha costretto a pensare, ci ha liberati dai luoghi comuni e dall’ovvio.
Pier Paolo Pasolini ha sempre voluto andare in fondo alle cose e non ha dato tregua, non ha lasciato vie d’uscita, l’unica porta aperta per accedere alla vita era quella della critica permanente, rigorosa, fantasiosa e… coraggiosa.
Ci ha abituati alla polemica, onesto e solare strumento critico, ci ha obbligati a considerare l’altro per quello che dice e fa, a contrastare la stupidità dilagante.
Pier Paolo Pasolini non era mite ma era gentile, le sofferenze della vita l’avevano un po’ indurito, i suoi dolori si esprimevano nelle diverse lingue dell’arte.
Era capace di dare forma alle sue inquietudini e alle nostre, l’ha fatto con la poesia, con il teatro, con il romanzo e con il cinema e completava le sue aggressioni con gli sferzanti interventi polemici nei quotidiani e nelle riviste.
Pier Paolo Pasolini non è stato un maestro, ma un testimone, un esempio, un comunista contro.
Non siamo sempre stati d’accordo con lui. A volte lo sentivamo rinchiuso in un famigliare sogno di provincia, alla ricerca di un’illusoria identità originaria nostalgicamente perduta. Quello era lo sguardo attraverso il quale ci faceva scorgere le rovine e ci avvertiva delle catastrofi imminenti.
Lo abbiamo amato tanto, anche quando ci faceva arrabbiare. Abbiamo pianto quando è morto, abbiamo pianto tanto perché ci sembrava impossibile stare senza di lui. Abbiamo gridato, e gridiamo ancora, che è stato ucciso dal fascismo omofobo in modo premeditato e molti sono i complici istituzionali!
Ora verrà commemorato e come sempre se ne dirà un gran bene, lo diranno di lui anche coloro che lo osteggiavano o peggio non lo sopportavano. A noi importa poco, siamo contenti di aver avuto l’occasione di parlare di lui.
Lo sentiamo qui accanto, un compagno di strada, un compagno di vita intellettuale. Possiamo solo invitare tuttǝ a leggerlo, vederlo, conoscerlo e criticarlo.