Questo è il tempo delle nuove barbarie!
Questo è il tempo delle aggressioni politiche e militari. Questo è il tempo delle guerre.
Le diplomazie falliscono, incapaci di individuare le priorità e le emergenze. Gli Stati si limitano alla difesa degli interessi di parte e ignorano le condizioni globalizzate dell’economia e della politica.
Le spinte nazionaliste diventano lo strumento più efficace per assoggettare le grandi masse alla politica delle democrazie autoritarie e delle oligarchie, lasciando campo libero alla democrazia dei consumi e del mercato.
La pandemia ha amplificato la vocazione autoritaria delle democrazie in crisi ed esteso la vocazione nazionalista dei popoli e degli Stati, questi ridimensionati dai poteri economici sovranazionali finanziari e produttivi.
Questo è il tempo delle guerre.
La più florida e dinamica delle industrie, quella delle armi, è il grande motore costante dell’economia globale: sperimentazioni, nuove tecnologie e nuove produzioni trovano un mercato potente nei conflitti diffusi nel mondo e nelle spinte alla produzione di energia nucleare.
Gli Stati dell’occidente sono sempre più coinvolti in conflitti di contenimento, interdizione, esportazione della democrazia, umanitari e per la pace. Le oligarchie nazionali aderiscono a schieramenti militari e allargano le proprie influenze economiche come premessa all’allargamento dei confini politici, in nome dei nazionalismi, delle identità culturali e di quelle religiose.
La guerra riempie il vuoto lasciato dall’assenza di democrazia sostanziale, supplisce all’assenza di partecipazione politica, garantisce le pulsioni identitarie e nazionaliste, si sostituisce ai conflitti sociali (quasi assenti) incapaci di scomporre le dinamiche di potere tra capitale e lavoro, tra ricchi e poveri, tra alto e basso, tra chi sta dentro e chi sta fuori, per questo è inevitabile.
Solo la ripresa dei conflitti sociali può essere antidoto alla guerra. Raccogliere lo straccio arcobaleno della pace, ormai lacero e consunto è un obbligo, ma è inefficace senza la ripresa generalizzata dei conflitti sociali e la pratica della partecipazione politica collettiva.