Come fare?

Tiqqun

COME FARE? Non Che fare? Ma Come fare? La questione dei mezzi.
Non quella dei fini, degli obiettivi, di quel che c’è da fare, strategicamente, in assoluto.
Ma quella invece di ciò che si può fare, tatticamente, nella situazione,
e dell’acquisizione di questa potenza.
Come fare? Come disertare? Come funziona? Come coniugare le mie ferite e il comunismo? Come restare in guerra senza perdere la tenerezza?
La questione è tecnica. Non un problema. I problemi sono redditizi.
Nutrono gli esperti.
Una questione. Tecnica. Che si sdoppia in questione delle tecniche di trasmissione di queste tecniche.
Come fare? Il risultato contraddice sempre il fine. Perché porre un fine è ancora un mezzo, un altro mezzo.

Come fare? La questione del come. Non di ciò che un essere, un gesto, una cosa è, ma di come è ciò che è. Di come i suoi predicati si rapportino a lui.
E lui ad essi.
Lasciar essere. Lasciar essere il divario tra il soggetto e i suoi predicati. L’abisso

L’attenzione alla differenza etica. All’elemento etico. Alle irriducibilità che lo attraversano. Quel che succede tra i corpi durante un’occupazione è più interessante dell’occupazione stessa.
Come fare? vuol dire che lo scontro militare con l’Impero dev’essere subordinato all’intensificazione delle relazioni all’interno del nostro partito. Che la politica è soltanto un certo grado d’intensità in seno all’elemento etico. Che la guerra rivoluzionaria non va più confusa con la sua rappresentazione: ossia il momento bruto del combattimento.

Imparare a diventare indiscernibili. A confonderci. Riprendere il gusto per l’anonimato, per la promiscuità.
Rinunciare alla distinzione per contrastare la repressione: giungere allo scontro nelle condizioni più favorevoli.
Diventare astuti. Diventare impietosi. E per questo diventare qualunque.

Qui il testo completo:

https://maldoror.noblogs.org/files/2011/07/Tiqqun.pdf

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