Care e cari,
ecco la presa di posizione del Collettivo di fabbrica sull’emendamento presentato dal Governo sulle delocalizzazioni. Verrà inviato oltre che ai senatori e alle senatrici componenti la Commissione Bilancio anche ai sindaci di Campi Bisenzio, Firenze e Bologna, al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani oltre che a vari contatti parlamentari.
Rendiamolo virale, per quanto possibile sulle vostre liste, ai vostri riferimenti media. Chiunque di voi abbia contatti istituzionali li usi
Rimaniamo in contatto. Un abbraccio
Alberto
Emendamento del Governo sulle delocalizzazioni: RSU Gkn “Una norma che ci avrebbe già chiuso. Riproponiamo il nostro testo e chiediamo di non votare quell’emendamento”
[Campi Bisenzio, 18 dicembre 2021]
Depositato alla Commissione Bilancio del Senato l’emendamento del Governo sulle delocalizzazioni. La norma riguarda le aziende con più di 250 dipendenti: appena 4mila in tutto il paese, solo lo 0,1% delle aziende del paese e a cui si può facilmente sfuggire preparando la crisi aziendale. Una delle differenze base con la proposta di legge preparata dal Collettivo di fabbrica e presentata da vari parlamentari tra cui il Senatore Mantero sta nelle finalità del piano: mentre per nel testo del Collettivo l’azienda che chiude deve presentare un piano di continuità produttiva e occupazionale, in quello del Governo si prevede praticamente la sola mitigazione sociale dei licenziamenti. La continuità occupazione e produttiva diventa infatti una prospettiva da indicare, al massimo una eventualità.
L’altra differenza sta nelle sanzioni. In caso l’azienda non rispetti o non presenti il piano – che è soltanto di semplice mitigazione dell’impatto sociale dei licenziamenti – le sanzioni sono irrisorie. Ben al di sotto delle peggiori aspettative.
L’azienda può incappare semplicemente nel raddoppio del cosiddetto ticket di licenziamento in caso di mancata presentazione o rispetto del piano o del 50% in caso il piano non sia sottoscritto dalle organizzazioni sindacali. Si sta parlando di un massimo circa di 3000 euro a lavoratore. Con 600.000 euro circa in più sui ticket licenziamento chiudevi Gkn Firenze. Inoltre non c’è nessun riferimento ai contributi pubblici presi da un’azienda, continuando con la tradizione dei bonus a pioggia e senza vincoli.
“Il collettivo di fabbrica è venuto a conoscenza dell’emendamento del Governo da canali giornalistici, non per via ufficiale” sottolinea Dario Salvetti, delegato RSU Gkn e non si tratta di una norma anti delocalizzazioni, come propagandato dal Governo, ma per proceduralizzare le delocalizzazioni. Vorremmo essere chiari: questa norma avrebbe chiuso Gkn, imposto la soluzione di Melrose e non avrebbe reso possibile nemmeno l’articolo 28. Il Governo sta al di sotto di quanto fatto da un semplice collettivo di fabbrica, i soliti “quattro operai a cui non tenete testa”. Il 9 luglio siamo stati lasciati a casa con modalità atroci, ma ancora prima dei metodi, via sms, email o WhatsApp, c’è il problema del licenziamento in sé. E in tutto questo ci chiediamo dove sia lo Stato: dove le politiche industriali , dove le misure che andrebbero messe in campo dalle istituzioni per garantire la continuità produttiva di uno stabilimento e il benessere collettivo che
ne deriva. Il punto non è solo cosa fa la multinazionale che scappa, ma che cosa fa lo Stato che resta. Molti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle sono venuti in Gkn a dichiarare solidarietà, il momento della verità è venuto, ora sta a loro dimostrare coerenza e onestà intellettuale. Cinque mesi di assemblea permanente hanno posto in maniera irreversibile il dibattito di quale intervento statale e per fare cosa”.
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