Michael J. Sandel ne La tirannia del merito, Feltrinelli ci accompagna nell’analisi delle regioni per cui questa società sia fondata, illusoriamente, sul merito. Noi pensiamo che la meritocrazia è una ideologia il cui fine ultimo sia l’efficienza di un sistema, quello capitalistico, ingiusto per definizione in quanto basato sul profitto. Così ci si nasconde dietro le pratiche meritocratiche per garantire la riproduzione dell’egemonia della stessa élite che detiene già il potere economico e politico.
Ho terminato proprio ieri la lettura di questo interessante saggio. Molto cruda l’analisi, proposta dall’autore, sulla tracotanza dei vincitori e l’umiliazione dei perdenti. Il sistema meritocratico, proponendo un’apparente uguaglianza di possibilità e di riuscita individuali, in realtà acuisce e inasprisce le tensioni e le distanze sociali. I vincenti diventano indifferenti alle sorti degli altri, in quanto si illudono che il loro successo sia unicamente dovuto alle loro capacità e ai loro meriti, escludendo ogni vantaggio derivante da circostanze favorevoli, fortuna e privilegi dovuti alla loro estrazione sociale e culturale. Mentre i perdenti avvertono tutta la responsabilità del fallimento sulle loro spalle, venendo indotti a pensare di non essere stati sufficientemente abili e intraprendenti nel cogliere tutte le opportunità che il sistema meritocratico ha comunque offerto loro. Anche quando l’umiliazione si trasforma in risentimento, raramente riesce a incrinare le fondamenta del sistema, svelatosi illusorio e ingannevole, che l’ha prodotta. Così, i vincenti trascinati dalla loro arroganza e i perdenti sprofondati nella loro disperazione, si ritrovano separati ma collaboranti nel dare corpo a una società sempre più fragile e malata.