Tutte le iniziative di solidarietà con il popolo afghano sono lodevoli e vanno sostenute, ma… scorgiamo un’ipocrisia di fondo.
L’Italia ha speso 8,5 miliardi di euro per una guerra a favore della quale hanno votato tutte le forze politiche oggi in Parlamento! Come diceva Gino Strada “…se quei soldi fossero stati dati direttamente all’Afghanistan…”. Inoltre sono morti 54 militari italiani per una guerra che non ha ottenuto alcun risultato tangibile né per l’Afghanistan né per gli equilibri internazionali.
Affermare che quella guerra è stato un errore è poca cosa. Ammettere di aver sbagliato e ricercarne le ragioni dell’errore per prenderci le nostre responsabilità è indispensabile per andare oltre. In quanto membri della Nato è indispensabile che l’Italia si chieda a che serve visto la permanente subalternità alle decisioni, sbagliate, degli Stati Uniti!
Ora dobbiamo riparare agli errori: la politica italiana deve chiedere scusa agli italiani per il denaro speso male e sprecato e deve chiedere scusa al popolo afghano per lo stato nel quale il paese viene lasciato, dopo una guerra che, come sempre, ha colpito soprattutto i civili, lasciando morte e distruzione.
Ora è indispensabile e urgente una politica di pace e cooperazione, capace di fare diventare protagonista il popolo afghano. Così come è indispensabile predisporre piani di accoglienza adeguati per i profughi che si sposteranno dalla regione.
Ma non ci si può lavare la coscienza costruendo percorsi che discriminano gli stessi afghani, favorendo l’abbandono del paese solo per quelli che hanno avuto l’opportunità di collaborare direttamente con la Nato abbandonando gli altri.
Inoltre, perché sì all’ingresso degli afghani che vogliono abbandonare il Paese e non anche ai migranti rinchiusi nei “campi di concentramento libici”, quelli falcidiati dalla guerra in Siria o nel Tigrai e in tutte le aree di conflitto in Africa e nel mondo?
In questi ultimi decenni il PD e la sinistra di governo hanno votato a favore delle guerre “umanitarie” o “per esportare la democrazia” o “contro il terrorismo internazionale”, l’hanno fatto indifferentemente dal governo e dall’opposizione. Guerre che hanno solo procurato morte, accentuato la povertà di quei popoli e non hanno risolto alcuno dei problemi di quei Paesi.
Ma certamente hanno procurato affari, infatti sono aumentati gli stanziamenti militari, finanziamo il riarmo della Libia, vendiamo armi all’Egitto e all’Arabia Saudita (noti paladini dei diritti umani!), collaboriamo strettamente con l’esercito del governo corrotto e violento della Colombia. Questa è una politica colpevole dalla quale dobbiamo uscire!
Una riflessione politica è quindi necessaria e urgente, non basta lavarsi la coscienza con gli appelli alla solidarietà, si devono mettere in discussione le scelte che stanno alla base di quella politica sbagliata.
Per questo ci permettiamo di suggerire alcuni provvedimenti urgenti per cominciare a cambiare politica dopo i fallimenti:
– il ritiro delle nostre forze armate da tutte le zone di guerra o di addestramento o di controllo dei confini nel mondo;
– spostare i fondi per l’acquisto degli F35 su Canadair utili per affrontare gli incendi;
– l’abolizione del reato di “immigrazione clandestina”;
– la fine dei finanziamenti alla Guardia costiera libica, favorendo la chiusura dei “campi di concentramento” in Libia;
– aprire vere “voci di bilancio” per finanziare strutture di accoglienza adeguate;
– chiudere i Cpr e favorire la nascita di strutture pubbliche diffuse per l’accoglienza di tutti i migranti e richiedenti asilo secondo il diritto internazionale e la nostra Costituzione;
– avviare nuove e più efficaci politiche di cooperazione civile in sostituzione di quella militare.
Laboratorio sociale “la Città di sotto”
Cicloofficina Thomas Sankara