Sonia Modenese ci propone un’altra lettura, utile attrezzo nella nostra “cassetta”. Concetto Vecchio, Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi. Feltrinelli.
Un libro da leggere, che racconta come in circa 20 anni emigrarono in Svizzera più di 2 milioni di italiani poverissimi, in un paese che nonostante fosse sede di organismi internazionali, di trattati e convenzioni che sono alla base dei diritti delle persone, ha impostato la propria politica sull’immigrazione, su basi palesemente razziste, prediligendo l’ingresso di forza lavoro e non di persone, espellendo i figli anche neonati di tutti gli stagionali, impedendo per lunghi anni i ricongiungimenti familiari.
In un contesto ricchissimo, a disoccupazione zero, si inserisce un personaggio dai connotati tipicamente populisti, di estrema destra, ammiratore di Franco che intercetta il malcontento della classe operaia, al motto “la Svizzera agli Svizzeri”, James Schwarzerbach.
In concomitanza alla sua ascesa politica, diventano esponenziali gli episodi di violenza contro gli immigrati italiani, culminanti in sparatorie, accoltellamenti e pestaggi anche mortali: esattamente come l’escalation progressiva avvenuta in Italia quando Salvini sbraitava in ogni angolo del paese ai vari traini ai quali voleva pagare le spese legali da un lato, mentre dall’altro andava a cena con la cupola di Casa Pound e dei vari Distefano.
Tornando al nostro Schwarzerbach nel 1969 raccolse le firme necessarie per il referendum sulla proposta di legge di deportare 300.000 lavoratori: fortunatamente vinse il NO per pochi voti e tutto l’impianto retorico di Schwarzenbach, che si basa sul mito tecnicizzato della identità, che è un costrutto arbitrario spesso inventato di sana pianta in Svizzera come in Italia, ma utilizzato col solo fine di escludere e di identificare un capro espiatorio, inizia a vacillare.
Paradossalmente Schwaŕzerbach, si sarebbe trovato sulla stessa linea argomentativa che unisce Casa Pound a Fusaro, a Marco Rizzo, sulla teoria dell’esercito industriale di riserva necessario alle attività
produttive capitalistiche per generare grandi profitti basati sullo sfruttamento.
Questa confusione ideologica e opportunistica é da respingere, perché tutte le classi subalterne a prescindere dalla nazionalità, sono vittime del sistema di potere che detiene i mezzi di produzione e la lotta va condotta verticalmente, contro gli sfruttatori perché come sempre, il conflitto orizzontale, tra poveri favorisce i razzisti e schiaccia le classi subalterne.
La maggior parte degli Italiani nella Svizzera degli anni ’60, sono solo braccia per il lavoro, senza alcun diritto, senza la possibilità di ricongiungimento familiare, senza il diritto agli affetti, a riprodursi, visto che i neonati dopo pochi mesi dovevano essere rimpatriati e solo gli stagionali erano tollerati, né più e né meno, della ridicola sanatoria che ha causato lacrime di felicità alla ministra Bellanova, nel mezzo, sofferenza, esclusione, sfruttamento e umiliazioni: gli italiani, vittime ieri, carnefici oggi.
Sonia Modenese, agosto 2021