“Uomini in scarpe rosse”, ma… La voce alle donne!

Il Tavolo femminista prende posizione sull’iniziativa di “Uomini in scarpe rosse” del 7 aprile…

Per vie traverse siamo venute a conoscenza che nella giornata di oggi, 7 aprile 2021, il nostro concittadino Paolo Zanone, presidente della compagnia teatrale Ars Teatrando, parteciperà ad una trasmissione a tema “Femminismo tra passato e presente” organizzato da unoetre.it quotidiano online laziale, in compagnia di Luciana Castellina giornalista, eurodeputata, tra le fondatrici de Il Manifesto e @Fiorenza Taricone, consigliera Pari Opportunità per la provincia di Frosinone.

La cosa ci lascia quantomeno perplesse e ci chiediamo se sia sufficiente una performance teatrale (ci riferiamo a Uomini in scarpe rosse, in cui alcuni uomini che fanno parte della compagnia, vestiti di tutto punto, con cappello, cravatta e scarpe rosse, hanno attraversato la città per dire il loro No alla violenza sulle donne), per poter affrontare un dialogo sul femminismo. Ci chiediamo se non avrebbe avuto più senso interloquire con qualche donna esponente dei nuovi movimenti del femminismo radicale, o qualche pensatrice, giornalista, scrittrice. Ci chiediamo perché abbiano invitato un uomo a parlare di femminismo.

È veramente necessario che sia un uomo a dover dire No alla violenza sulle donne perché questo venga accettato? Chi sì può dire a favore della violenza sulle donne? Nessuno, speriamo. Me è ancora più necessario decostruire il pensiero patriarcale, per poter andare alla radice dei meccanismi sistemici, in cui tutti e tutte siamo immersi, che generano la violenza e decostruirli, uno per uno, partendo da sé.

Crediamo che gli uomini debbano sottrarsi e liberare spazio rispetto alla quasi totalità che occupano perché la società, la Storia, il potere, lo ha loro concesso nei secoli. Così come le donne bianche occidentali, devono fare spazio alle donne dei paesi del Sud Globale, perché sarà da lì che verranno le intuizioni e i pensieri radicalmente nuovi per un futuro differente.

Crediamo che non ci sia bisogno di altre voci maschili nel dibattito pubblico, soprattutto sui temi delle donne. E questo non perché gli uomini non debbano avere dei pensieri e delle opinioni a riguardo, ma perché quello spazio, che le donne cercano di conquistare da anni, con fatica, sudore, dolore e qualche volta morte, è uno spazio troppo prezioso e troppo angusto per essere condiviso.

Crediamo che gli uomini debbano mettersi in una posizione di ascolto attento e silenzioso, debbano leggere la storia delle donne, il pensiero femminista, ascoltare cosa le donne hanno pensato, elaborato, prodotto in termini di teoria e pensiero negli ultimi 100 anni, almeno.

Crediamo che debbano studiare, e poi lavorare su se stessi, sul maschile e maschilismo che incarnano, sulle proprie posizioni di privilegio e oppressione che spesso vivono senza nemmeno rendersene conto.

Crediamo che debbano predisporsi a decostruire e re-imparare il proprio modo di stare al mondo.

Crediamo che debbano imparare a vedere le connessioni tra le varie forme di sfruttamento: quella di genere e sessuale, quella ecologica nei confronti della Terra e degli ecosistemi, quella economica, capitalista e di classe, quella di razza e neocoloniale.

Solo dopo, solo quando veramente parleremo una lingua comune, ci sarà modo di trovarsi per provare ad avere un dialogo. Sono quasi 150 anni almeno, che come donne cerchiamo di far ascoltare la nostra voce, proporre visioni e alternative, decostruire il sistema esistente.

Davvero abbiamo bisogno di un uomo, l’ennesimo, che ci spieghi che la violenza è sbagliata? Davvero ci sentiamo onorate di questo? Davvero pensiamo che “senza gli uomini non andremo da nessuna parte”?

Crediamo che le donne bastino a se stesse, che siano esseri forti, completi, capaci di autodeterminare la propria esistenza e di dare un contributo unico e fondamentale alla vita sociale, culturale e che possano proporre una visione interessante e radicalmente differente per il futuro.

A partire da sé.

Cristiana Gardiman

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