Dal 23 marzo, giorno dello sgombero della casa cantoniera di Oulx, la situazione per le persone che cercano di attraversare il confine è peggiorata.
Non c’è più la possibilità di riposare o riflettere liberi dai controlli della polizia o dai regolamenti indiscreti di associazioni e ONG dell’alta Val di Susa. Senza la disponibilità di un luogo dove incontrarsi, rifocillarsi, distendersi per riprendere le energie o avere un minimo di accesso ai beni di prima necessità, la possibilità di organizzarsi è diventata a dir poco dispersiva.Rainbow4Africa, da parte sua, sta raccogliendo i dati personali (nome, cognome, data di nascita, nazionalità) senza i quali non è possibile accedere all’unico dormitorio di Oulx, quello gestito dai Salesiani; rifiutarsi di fornire tali generalità, preclude in toto di entrare all’interno della struttura; inoltre è stato riportato che le persone sono state sottoposte ad identificazione (avvenuta il giorno dopo lo sgombero proprio dinanzi all’edificio dei Salesiani) mediante le impronte digitali, aprendo dunque all’eventuale rischio di essere dublinati -i cittadini partiti dal proprio paese di origine devono presentare domanda d’asilo nel primo stato membro UE in cui arrivano e sono identificati- o direttamente rinchiusi nei CPR.
Dato che il dormitorio risulta attivo e aperto solo in orario notturno, le persone, non sapendo dove recarsi, si assiepano per le strade di Oulx e Bardonecchia, situazione strumentalizzata per fornire alle forze dell’ordine un motivo per facilitare l’identificazione delle persone, oltre che l’intimidazione e la coercizione di doversi registrare in questura se dovessero permanere in territorio di frontiera per più di due giorni.Ad altre persone in movimento, poi, è stato impedito con la forza di prendere l’autobus per Claviere, adducendo a motivazione che, in caso di eventuale respingimento, avrebbero ricevuto un foglio di interdizione da tutta l’area Schengen. Sembra, quindi, che con lo sgombero della Casa Cantoniera, le Forze del Disordine si sentano più a loro agio nel diffondere questo genere di disinformazione e paura senza nemmeno il timore di poter essere contraddetti, dato che non non c’è assolutamente nessuno di fisicamente presente che possa chiarire la situazione.
C’è stato un grande dispiegamento di energie da parte della polizia e delle altre forze dell’ordine per spostare le persone a decine di chilometri dalla frontiera senza il loro consenso, collocando famiglie e singoli individui in strutture situate nel bel mezzo del nulla con pressochè alcuna possibilità di muoversi da una parte all’altra del territorio.A causa dell’impedimento forzato di salire sull’autobus da parte della polizia, il viaggio diviene due volte più lungo e pericoloso del solito in quanto ci si trova obbligati a percorrere la strada nazionale che si snoda su e giù per le montagne, situazione esasperata dal fatto che chi transita spesso è privo delle informazioni riguardanti il territorio, i percorsi, con indumenti inadeguati o con calzature totalmente inadatte. Le associazioni presenti sul territorio sono di scarso aiuto: l’unico apporto che riescono a fornire, infatti, è l’opera di radicale dissuasione rispetto al viaggio intrapreso. La risposta generale alla chiusura forzata della Casa Cantoniera è stata disgustosa.
Durante lo sgombero una persona ha esortato la gente ad esimersi dall’attraversare la zona, di modo che la polizia potesse “svolgere al meglio il proprio lavoro” e incitando la popolazione a “segnalare qualsiasi anomalia o comportamento ambiguo o sospetto” da parte delle persone sfrattate. La società ANAS aveva annunciato, solo quattro giorni prima dello sgombero, che avrebbe venduto 100 Case Canoniere abbandonate in tutta Italia – 3 delle quali situate in Val di Susa – al fine di convertirle in bar e stazioni di ricarica per auto elettriche. Anche se i media hanno ridicolmente affermato che “tutti i migranti stanno bene”, in realtà il comportamento riservato agli sfrattati senza documenti è stato sempre più barbaro: il numero di respingimenti è aumentato, così come la militarizzazione della frontiera. Secondo quanto riferito, sono inoltre stati avvistati dei droni sorvegliare i movimenti tra le montagne. Una bambina di 12 anni che stava tentando l’attraversamento del confine due giorni dopo lo sgombero della Casa Cantoniera, è stata fermata dalla gendarmerie e, insieme a decine di altre persone, ha passato un’intera notte al confine, chiusa dentro un container. Ha avuto diversi attacchi di panico riconducibili ad un episodio di stress post traumatico, durante i quali urlava e sbatteva la testa contro il muro. Le richieste di aiuto della famiglia (e di alcune delle altre 49 persone presenti nel container quella notte) sono state ignorate, la ragazza è stata respinta in Italia il giorno dopo e, solo allora, è stata ricoverata in un ospedale di Torino.
Ancora una volta, dunque, assistiamo alla repressione contro quelle realtà solidali,che ha portato ad un inaprimento delle condizioni per le persone in transito, mentre le associazioni e le ONG restano complici, inermi e conniventi di fronte alla repressione statale e alla violenza della polizia, non fornendo alcuna alternativa valida ai sempre maggiori controlli e alla dilagante istituzionalizzazione.
Tuttavia, la richiesta di libertà di movimento e di scelta nel potersi autodeterminare è ancora ben salda e continuerà ad esserlo nella lotta.