Con la crisi dei partiti e della rappresentanza é vitale attivarsi sul territorio, nel tentativo di portare avanti una idea di società che sia alternativa rispetto alla sintassi neoliberista con un vivere improntato alla solidarietà, alla condivisione, all’autoaiuto, alla relazione.
Questa azione può avvenire anche per tramite dei corpi intermedi e comunque, grazie a tutti coloro che vogliano costruire modi di vita comuni.
Ciò che sta avvenendo con l’associazione VermognoVive è un tentativo di tradurre queste idee in azioni concrete col fine di provare a ricostruire un tessuto comunitario, considerando il cittadino e l’abitante nella accezione più ampia possibile: colui che voglia prendersi cura di questo luogo e di questo tipo di relazioni, colui che si identifichi in questo tipo di paesaggio rurale a prescindere da nazionalità, cittadinanza o stato giuridico, giacché per noi questo è il vero concetto di abitante.
In questa dimensione rurale vorremmo anche concettualmente il tempo scandito dalle stagioni, e dunque un tempo ciclico in opposizione al tempo escatologico dettato dalla crescita infinita e dalle regole del mercato.
Il progetto FORNO COMUNITARIO si inserisce perfettamente in questo contesto, poiché si tratta di un antico fabbricato oggi abbandonato e in disuso che verrà acquistato dalla associazione al fine di renderlo uno spazio a disposizione di tutti come era uso nella tradizione rurale.
Il forno, come la cottura del pane rende plastica l’idea del tempo lento e dell’essere compagni da cum panis, in opposizione appunto a quel tempo frenetico in cui vincono i forti e i deboli soccombono.
Il paesaggio è per definizione un concetto multidisciplinare e quello in cui è inscritto il borgo di Vermogno esprime, nonostante tutta l’incuria, l’abbandono e varie forme di aggressione paesaggistica, una valenza e una qualità oggettive.
La concretizzazione di questo concetto sarà l’organizzazione di una proposta culturale che parta dal tema dell’oro, a noi molto caro perché Vermogno si trova all’interno di un’area storico naturalistica che fu la più grande miniera della Roma repubblicana dal 140 al 70 a.C.
Questa proposta proverà a sviluppare le varie declinazioni del tema in forme di approfondimento artistico, geologico, archeologico ed economico.
Grazie al contributo della fondazione CRB questa estate verrà messo a punto un programma di eventi sempre coerente con una analisi critica dell’ esistente e proposte di trasformazione sociale sostenibile.
Sempre avanti, in direzione ostinata e contraria!
Sonia Modenese