Il 18 marzo 2021 ricorre il 150° anniversario dell’insurrezione che segnò l’inizio della Comune di Parigi. Non sappiamo se qualcuno si ricorderà di questa ricorrenza. Ben altro era il clima politico culturale che si respirava in occasione del centenario. Vi proponiamo un intervento tenuto da Lelio Basso il 6 dicembre 1971. Basso fu chiamato dal Comune di Bologna a tenerlo in un Consiglio riunito in seduta straordinaria per la celebrazione del centesimo anniversario della Comune di Parigi.
L’intervento è particolarmente interessante perché non commemora ma costruisce una interpretazione originale di quell’esperienza aprendo una pagina di storia, invece di chiuderla, che riguarda il presente.
Vogliamo, inoltre, riportare “il manifesto” della Comune, un appello al popolo francese del 19 aprile 1871…
19 aprile 1871
Al popolo di Francia.
Nel conflitto doloroso e terribile che ancora minaccia Parigi con gli orrori dell’assedio e dei bombardamenti, che provoca uno spargimento di sangue francese, non risparmiando né i nostri fratelli, né le nostre mogli, né i nostri figli; schiacciata dal peso delle palle di cannone e dei colpi di fucile, è necessario che la pubblica opinione non sia divisa, che la coscienza nazionale si senta dolorosamente chiamata in causa.
Parigi e la nazione intera devono conoscere la natura, le ragioni, e gli obiettivi della rivoluzione in corso. In ultima analisi, ciò avviene solo a causa della responsabilità per le morti, la sofferenza, e le disgrazie di cui siamo vitti- me, che ricade su chi, dopo aver tradito la Francia e consegnato Parigi agli stranieri, persegue con cieca e crudele ostinazione la rovina della grande città allo scopo di seppellire, nel disastro della Repubblica e della libertà, la duplice testimonianza del suo tradimento e dei suoi crimini.
La Comune ha il dovere di affermare e forgiare le aspirazioni e i desideri del popolo parigino, di definire i caratteri del movimento del 18 marzo, frainteso, sconosciuto e calunniato dai politici che siedono a Versailles.
Ancora una volta, Parigi lavora e soffre per tutta la Francia, per la quale prepara, con la sua lotta e il suo sacrificio, la rigenerazione intellettuale, morale, amministrativa ed economica, la sua gloria e la sua prosperità.
Che cosa vuole, la Comune?
Il riconoscimento e il consolidamento della Repubblica, la sola forma di governo compatibile con i diritti del popolo e il libero e normale sviluppo della società.
L’ assoluta autonomia della Comune, estesa a tutte le località della Francia, a ciascuna con l’assicurazione dei suoi pieni diritti, e ad ogni francese del pieno esercizio delle proprie facoltà e delle proprie abilità, come uomo, cittadino e produttore.
Il solo limite all’autonomia della Comune risiede nell’uguale diritto all’autonomia per tutte le comuni aderenti al contratto, la cui associazione dovrà assicurare l’unità della Francia.
I diritti intrinseci alla Comune sono:
Il voto sul bilancio comunale, sulle entrate e sulle uscite; la fissazione e la distribuzione delle tasse; la direzione dei servizi pubblici; I’organizzazione della magistratura, della polizia interna e dell’istruzione; l’amministrazione dei beni che appartengono alla Comune.
La scelta, mediante elezioni o competizione, dei magistrati e dei funzionari comunali di tutti i gradi, così come il diritto permanente di controllo e revoca.
La garanzia assoluta delle libertà individuali e della libertà di coscienza.
La partecipazione permanente dei cittadini agli affari comunali mediante la libera manifestazione delle proprie idee, la libera difesa dei propri interessi, diritti garantiti dalla Comune, che sola è incaricata di supervisionare e assicurare il libero e imparziale esercizio del diritto di riunione e di pubblica informazione.
L’organizzazione della difesa urbana e della Guardia Nazionale, che elegge i suoi comandanti e sola si assume il compito di garantire il mantenimento dell’ordine nella città. Parigi non pretende nulla più che queste garanzie locali, a condizione, certo, di trovare nella grande amministrazione centrale — la delegazione delle Comuni federate — la realizzazione e la pratica dei medesimi principi.
Ma come elemento della sua autonomia, e beneficiando della sua libertà d’azione, all’interno dei propri confini, si riserva liberamente il diritto di operare le riforme amministrative ed economiche richieste dalla popolazione; di creare le istituzioni necessarie allo sviluppo e alla diffusione dell’istruzione, della produzione, dello scambio e del credito; di generalizzare il potere e la proprietà secondo le necessità del momento, i desideri di coloro che sono coinvolti e i fatti forniti dall’esperienza.
I nostri nemici ingannano loro stessi o il paese, accusando Parigi di voler imporre la sua volontà o la sua supremazia sul resto della nazione, e di avocare a sé una dittatura, che costituirebbe una vera minaccia all’indipendenza e alla sovranità delle altre comuni.
Ingannano loro stessi o il paese, accusando Parigi di perseguire la distruzione di quella unità della Francia prodotta dalla Rivoluzione con acclamazione dei nostri padri, che accorrevano alla Fête de la Fédération da tutti gli angoli della vecchia Francia.
L’unità che ci è stata imposta fino ad oggi dall’Impero, dalla monarchia o dal parlamentarismo, non rappresenta nient’altro che una centralizzazione stupida, arbitraria, o onerosa.
L’unità politica, che Parigi desidera, è l’associazione volontaria di tutte le iniziative locali, il concorso libero e spontaneo di tutte le energie individuali in vista di un obbiettivo comune: il benessere, la libertà e la sicurezza di tutti.
La rivoluzione comunale, intrapresa da un’iniziativa popolare il 18 marzo, inaugura una nuova era di politiche scientifiche, positive, sperimentali.
È ai bisogni della vecchia macchina governativa e del mondo clericale, del militarismo e del burocratismo, dello sfruttamento, della speculazione, dei monopoli e dei privilegi che il proletariato deve la sua servitù e la Patria le sue disgrazie e i suoi disastri.
Lasciateci rassicurare questo grande, amato paese — ingannato da bugie e calunnie! Alla lotta tra Parigi e Versailles, non può essere posto un termine mediante compromessi illusori. L’esito finale non può essere messo in dubbio. La vittoria, perseguita con indomita energia dalla Guardia Nazionale, arriderà agli ideali e al diritto.
Facciamo appello alla Francia.
Che essa sappia che Parigi in armi possiede tanta calma quanto coraggio, che sostiene l’ordine con tanta energia quanto entusiasmo, che si sacrifica con tanta ragione quanta energia, che ha armato se stessa solo in omaggio alla libertà e alla gloria di tutti: che la Francia cessi questo sanguinoso conflitto.
È compito della Francia disarmare Versailles con una solenne manifestazione di irresistibile volontà.
La invitiamo a godere delle nostre conquiste. Che la Francia si dichiari solidale con i nostri sforzi. Che sia nostra alleata in questa battaglia che può terminare solo con il trionfo dell’idea comunale, o con la rovina di Parigi.
Per quanto riguarda noi, cittadini di Parigi, la nostra missione è portare a termine la Rivoluzione moderna, la più ampia e feconda tra quelle che abbiano mai illuminato la storia.
È nostro dovere combattere e vincere.
La Comune di Parigi
Suggeriamo l’acquisto di un libretto, appena uscito, a cura di Goffredo Fofi, che raccoglie i testi della Comune: documenti, proclami, interventi e articoli apparsi sui giornali della Comune, nei 72 giorni di questa esperienza: AA.VV., I giorni della Comune. Edizioni dell’Asino. € 9
Vi rimandiamo anche a questo indirizzo della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli