Luciano Guala, 31 dicembre 2020
Inavvertitamente, nel bosco,
le pecore lasciano filamenti di lana
sulle gaggìe che incontrano.
Non sfuggiremo, nel duemilaventi,
inevitabilmente,
ai cespugli spinosi
-clima, lavoro, parità di genere, diseguaglianze-
in cui ognuno di noi
rischierà di impigliarsi.
Auguriamoci vicendevolmente
di mantenere alta la sensibilità
verso chi va a fondo
sia nei barconi rovesciati nel mare,
sia nel pozzo delle sue malatie o dei suoi pensieri,
e crederà che la luce si sia spenta.
Promettiamoci di non essere indifferenti
nei confronti di bullismo, sessismo, razzismo
(in una parola sola: di fascismo)
che l’odio vomiterà addosso a qualche “diverso”.
Prepariamoci ad abbracciare
chi non saprà come attraversare un grande dolore;
Proviamoci a resistere,
facendoci guidare
dagli unici algoritmi che riconosciamo
in grado di risolvere questioni complesse,
e non promettono miracoli:
l’Umanità e la Costituzione.
Nonostante sembri illogico augurarlo:
Buon anno a chi, invisibile e precario,
arranca ed incespica,
ma tenacemente continua a camminare
non sapendo cosa troverà,
più avanti, nel sentiero.
E spera che, oltre le spine,
forse ci sarà un futuro.
Ma non ne è certo.
Luciano Guala, 31 dicembre 2020