Questa è la registrazione, in due parti, dello spettacolo messo in scena allo spazio Hydro il 31 gennaio 2020: Poeta a New York, come l’ultima raccolta poetica di Federico Garcia Lorca, da cui è tratto, scritta 90anni fa, tra il 1929 e il 1930 durante un viaggio a New York.
Lo spettacolo è un reading scenico per due voci recitanti e due musicisti, la musica è intermezzo e accompagnamento, ma anche “testo”, quando “legge” in autonomia due poesie della raccolta.
Le voci sono quella di Lorca: la prima è il Lorca della conferenza/lettura “Un poeta a New York”, probabilmente svoltasi a Madrid nel 1932. La presentò più volte tra il 1932-33, questo è l’unico testo sopravvissuto, ma si può ipotizzare che fosse scritta e quindi usasse più o meno le stesse parole, improvvisando poi a seconda del pubblico.
L’altra voce, nello spettacolo è fuori scena, invisibile, è il Lorca che legge le poesie, che diventa poesia. Le poesie sono quelle indicate da Lorca nella conferenza/lettura più qualcuna aggiunta, sempre tratte da Poeta a New York.
Poeta a New York è l’ultima scrittura poetica di Lorca, è il prodotto di una esperienza intensa che inizia prima del viaggio, con la frequentazione assidua dei suoi amici Louis Bunuel, il regista cinematografico, e Salvador Dalì, l’artista catalano e, a Parigi, pochi mesi prima di partire per New York, l’incontro con i surrealisti francesi.
Lorca trentenne giunge a New York nel giugno del 1929 carico di quelle esperienze culturali e personali e pieno di desiderio. La città lo respinge e lo attrae, lo disturba e lo affascina; curioso come un bambino, diventa per lui l’occasione per dare corpo alla sua sensibilità, intelligenza ed estetica. Così produce la più alta esperienza poetica surrealista del ‘900.
Una poesia difficile perché scava nella società e nella coscienza, perché le parole diventano la rappresentazione della complessa realtà interiore di Federico e della crisi sociale imminente.
Quel soggiorno a New York trasformerà profondamente Garcia Lorca: sarà testimone diretto del crollo della borsa di Wall Street che consoliderà il suo pensiero critico nei confronti della “disumana” società del capitalismo americano; ma sarà anche occasione di esperienze personali importanti che daranno a Federico una maggior consapevolezza della sua sessualità, che gli permetteranno di accettare con maggior serenità la sua omosessualità.
Tra il marzo e il giugno del 1930 sarà a Cuba, lontano dalle affascinanti angosce di New York, qui non scriverà nulla perché vivrà con intensità la vita che gli farà dire: “questi sono stati i migliori giorni della mia vita”…
Il 30 giugno ritorna in Spagna, carico di desiderio e progetti, e con una nuova consapevolezza intellettuale, politica e personale. Non scriverà quasi più nulla in versi. Girerà con la sua Barraca per fare teatro nelle piazze e conferenze/letture delle sue opere, in particolare quel Poeta a New York che non riuscirà a pubblicare in vita. Verrà ucciso dalle milizie fasciste di Francisco Franco nell’agosto del 1936 e il suo corpo gettato in una fossa comune. Poeta a New York verrà pubblicato a New York nel 1940, perché è impossibile in Spagna e rifiutato dall’Europa del nazifascismo e della guerra!
Le voci di Lorca sono di Marco Cassisa, in scena, e di Lorenzo Guglielmo, fuori scena. I musicisti sono Marco di Castri e Roberto Bevilacqua. Ideazione e regia di Marco Sansoè. Assistenza tecnica di Luca Biasetti.